PONTE IN VALTELLINA – Da ormai due settimane un esemplare di aquila reale è ricoverato in condizioni critiche per saturnismo presso il CRAS – Centro Recupero Animali Selvatici di Ponte in Valtellina.
La diagnosi
Il giovane si era posato entro un garage nel territorio comunale di Talamona il 29 novembre u.s., dando l’impressione di trovarsi in difficoltà, con atteggiamenti da subito percepiti come troppo arrendevoli per la specie.
Trasportata immediatamente al CRAS “San Rocco”, inizialmente l’aquila è parsa affamata. Poi, con il forte sospetto che i sintomi rivelassero un’avvelenamento da piombo in corso, è stata preventivamente trattata con la terapia messa a punto per contrastare il saturnismo. Per verificarne la positività, del resto, sono necessari i risultati degli esami che l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale con sede a Sondrio manda a Bologna, che necessitano di alcuni giorni.
Il referto non ha lasciato dubbi: sono stati riscontrati nel sangue dell’animale 2,7 mg /kg di piombo, un quantitativo che non sembra garantire molte speranze. La letteratura scientifica indica infatti la sopravvivenza per la specie con valori inferiori ai 1,8 mg /kg.
Il saturnismo
L’avvelenamento da piombo nei rapaci è documentato sin dagli inizi degli anni Settanta, ed “è causa di morte subdola e difficile da diagnosticare, in quanto a volte asintomatica. Altre volte i sintomi compaiono solo dopo qualche tempo dall’intossicazione, altre volte la morte è immediata”, spiega Enrico Bassi, ornitologo del Parco Nazionale dello Stelvio che si occupa da anni dell’argomento.
Se il problema è noto da tempo, anche nel territorio provinciale il recupero di animali contaminati non è raro: “Nel dicembre 2016 e nel febbraio 2017 sono state trovate, ad esempio, altre due aquile contaminate, l’una proveniente da Chiavenna, l’altra da Grosio” racconta Maria Ferloni, responsabile dell’Ufficio Caccia della Provincia di Sondrio, interpellata sulla questione. “Si stima che l’effettiva incidenza sia però ben superiore ai rinvenimenti diretti, considerando che è presumibile che molti dei soggetti colpiti da saturnismo non vengano recuperati“. Si tratta quindi di una strage silenziosa e la cui entità complessiva è difficile da calcolare.
Le cause
Per l’aquila reale le viscere degli ungulati abbattuti, lasciate sul territorio di caccia del rapace (si pensi che i camosci prelevati in una stagione sono 5-600 in provincia e gli ungulati complessivamente 2.000) sono un pasto davvero irrinunciabile. Al loro interno però nascondono le munizioni contenenti piombo, che si frammentano nel corpo dell’animale, dando origine con l’ingestione della carne all’accumulo del metallo e alla comparsa del saturnismo.
Ma l’avvelenamento da piombo non è imputabile alle solo viscere: anche i capi colpiti dai cacciatori e non recuperati costituiscono bocconi davvero amari per i predatori che li consumeranno.
Le soluzioni
La Provincia di Sondrio, fra le prime che si sono mosse a riguardo, sta operando per contrastare questo fenomeno deleterio da diversi anni. Lo ha fatto inserendo nel Piano Faunistico Venatorio del 2012 una “doppia misura” che prevede l’obbligo di interramento delle viscere degli ungulati cacciati con munizioni al piombo, abbandonate di norma nelle zone di caccia, o l’utilizzo di palle alternative, realizzate con altri materiali (es. rame, non tossico). Se la soluzione appare logica, la norma risulta poco applicata e il controllo puntuale del territorio non è chiaramente cosa da poco, per chi effettua la vigilanza.
“La doppia alternativa ha di fatto vanificato quasi completamente le buone intenzioni della Provincia” considera però Enrico Bassi, perché numerose evidenze (almeno sei casi di aquile reali intossicate acutamente o subacutamente da piombo recuperate dal 2012 ad oggi), dimostrano che questo divieto è stato ampiamente disatteso dalla maggior parte dei cacciatori, che in maggioranza continuano a sparare con il piombo”.
“Si tratta di un fattore culturale – prosegue l’ornitologo -, tutte le carabine di nuova generazione sono già compatibili con la doppia tipologia di munizione. Inoltre, una scatola di palle in rame per ungulati costa solo 20/25 euro in più rispetto alle tradizionali in piombo. Contenendo 20 proiettili, la durata è sicuramente pluriennale per un cacciatore della Provincia, stando quanto meno al numero di capi assegnati”.
“Il cambiamento avverrà – ci dice invece Maria Ferloni – con la proposta di abbandonare definitivamente il piombo nella caccia agli ungulati, contenuta nella bozza del Piano Faunistico in fase di redazione”.
M.F.