Chiavenna. Don Andrea Giorgetta si racconta nell’ultimo libro di Vittore De Carli

CHIAVENNA – Si parla anche di don Andrea Giorgetta nel libro Come seme che germoglia. Sacerdoti nella Malattia, scritto da Vittore De Carli ed edito dalla Libreria Editrice Vaticana, presentato pochi giorni fa a Roma.

Il giovane sacerdote originario di Chiavenna, che ha ricevuto l’ordinazione presbiteriale lo scorso giugno, è affetto da fibrosi cistica, una malattia genetica grave che colpisce principalmente bronchi e polmoni dalla quale, nonostante esistano delle cure specifiche, non è ancora possibile guarire completamente. Un male che don Andrea ha scoperto quando aveva vent’anni e che ha accompagnato il sacerdote dell’89 per tutto il percorso del seminario, costringendolo a volte a dei periodi di assenza prolungata. Affrontati grazie anche al sostegno di amici e compagni di scuola.

Mi hanno aiutato davvero molto affinché potessi rimanere a pari con lo studio – spiega – Uno dei periodi più lunghi d’assenza è stato durante il terzo anno di Teologia. Allora ho dovuto affrontare tre ricoveri in ospedale, per un totale di circa 90 giorni di assenza dal seminario”.

Un percorso costellato di momenti difficili e di incognite per il futuro, superati grazie alla fede e a molta forza di volontà. “Avevo paura che non sarei stato in grado di essere sempre presente a tempo pieno per la mia parrocchia – racconta don Andrea – con il passare del tempo mi sono reso conto che non sempre si può fare tutto da soli. È molto importante collaborare con tutti e fare sempre il più possibile, nel limite delle proprie capacità”.

Dal momento stesso in cui Giorgetta ha scoperto di essere ammalato, si è gettato immediatamente nella ricerca: “Per capire di cosa esattamente si trattasse”. A questo punto don Andrea viene a sapere dell’esistenza della Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica Onlus. “Mi sono messo in contatto con i responsabili – ricorda il giovane prete – ed ho deciso di fondare un gruppo di volontari. All’inizio eravamo in pochi, un gruppo formato dai miei parenti e dagli amici più stretti. Oggi, dopo dieci anni, possiamo contare su un buon numero di associati, soprattutto nella zona in cui vivo”.

Giovanni Meroni