MILANO – Il decreto Dpcm prevede la chiusura dei tutti i settori non indispensabili ma, tra le attività che potranno rimanere aperte molte, secondo le sigle sindacali, quelle che potrebbero cessare la produzione.
“Nelle aziende appartenenti ai settori che non rispondono alle caratteristiche di attività essenziali – sottolineano da Fim, Fiom e Uilm Lombardia – e, in ogni caso, in tutti quei luoghi di lavoro dove non ricorrano le condizioni di sicurezza a partire dal 23 marzo, si agirà con lo sciopero già dichiarato dalla categoria a livello nazionale il 20 marzo scorso”.
Importante, secondo i sindacati – come più volte ribadito nelle scorse ore – anteporre la salute e la sicurezza dei lavoratori a qualsiasi interesse economico. “Il decreto – aggiungono – assegna alle imprese una inaccettabile discrezionalità per continuare le loro attività con una semplice dichiarazione alle prefetture. Non è ammissibile lasciare alle singole aziende margini di interpretazione”.
Proprio per questo le sigle sindacali hanno dichiarato di sostenere – fin da subito – ogni “possibile azione di mobilitazione e contrasto per impedire che l’esercizio di questa scelta costringa lavoratrici e lavoratori di attività non strettamente indispensabili a dover continuare a recarsi al lavoro”.