VALCHIAVENNA – Tutti i sindaci della Valchiavenna hanno rivolto un appello ai loro omologhi svizzeri affinché il Canton Grigioni adotti delle misure più severe – come la chiusura di tutte le attività non necessarie – e uniformi con quelle in vigore in Italia per contrastare e contenere il diffondersi del Coronaviurs.
“Per rendere efficaci le misure che stiamo adottando – sottolinea il presidente della Comunità montana della Valchiavenna Davide Trussoni – è necessario uniformare i provvedimenti presi da Italia e Svizzera quanto più possibile”.
La preoccupazione dei sindaci valchiavennaschi è che in mancanza di rigidi provvedimenti il contagio – veicolato sia da pazienti sintomatici sia, ancora di più, da quelli asintomatici – possa protrarsi per più tempo e a più persone contemporaneamente.
Oltre 6mila, infatti, i lavoratori frontalieri – tra Valtellina e Valchiavenna – che tutti i giorni rientrano nelle proprie case in Italia e che potrebbero rendere vane le misure di quarantena adottate dal nostro Paese.
“Per il bene di tutti – sottolineano i sindaci rivolgendosi alle autorità grigionesi – siamo a chiedervi di chiudere tutti i cantieri non essenziali dell’Engadina, Bregaglia, Moesa e Poschiavo, di posticipare l’inizio della stagione edilizia e di sospendere, anticipando di pochi giorni la fine della stagione, l’attività alberghiera”.
M. B.
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