MILANO – Approvata dal Consiglio regionale, nell’ultimo giorno utile, la nuova legge sull’idroelettrico che stabilisce i criteri di valutazione per l’assegnazione delle concessioni alla loro scadenza, i requisiti in sede di gara, gli interventi di efficientamento degli impianti, di compensazione ambientale e territoriale nonché di carattere sociale, formativo e occupazionale dei territori interessati.
La legge prevede inoltre una serie di obblighi nella gestione delle acque invasate finalizzati a garantire il livello minimo di acqua per i livelli dei laghi, l’agricoltura e l’ambiente.
“Questa legge – sottolinea l’assessore alla montagna di Regione Lombardia Massimo Sertori – sancisce un principio fondamentale di autonomia, declinato però ad un concetto sussidiario volto a dare risorse, legittimazione e forza ai territori che sono interessati da questi grandi bacini”.
Quello di ieri è l’ultimo tassello di un iter iniziato nel 2018 quando, proprio si spinta di Regione Lombardia, lo stato ha trasferito la proprietà delle dighe alle regioni dando loro, al contempo, l’autonomia per fissare i criteri di gara. “Nel 2019 – aggiunge Sertori – abbiamo approvato la legge sulla cessione di energia gratuita e infine l’approvazione della nuova legge lombarda sull’assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche”.
La norma regionale definisce il canone di concessione secondo i criteri introdotti a livello statale, articolandolo in una parte fissa, che la Lombardia ha stabilito in 35 euro al kW, e in una parte variabile in relazione alla produzione. Quest’ultima è stata fissata nella misura di almeno 2,5%. La legge statale prevede inoltre il trasferimento annuale alle Province e alla Città metropolitana, sul cui territorio insistono gli impianti, di almeno l’80% del canone introitato dai concessionari. Percentuale che diventa del 100% per la Provincia interamente montana di Sondrio.
M. B.
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