SONDRIO – Per far fronte in modo sempre più capillare all’emergenza Coronavirus, l’Ats della Montagna sta lavorando per l’attivazione di una serie di servizi sul territorio, operando su diversi fronti, come previsto dalla recente delibera Regionale. E se per alcune attività l’iter di attivazione è ancora in corso, per le Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA) le procedure sono state concluse e da lunedì si parte.
Quattro in tutto le Unità Speciali che potranno essere attivate solo su segnalazione del medico di medicina generale. Questo servizio è riservato – previa attivazione da parte del medico di famiglia – a tutti i pazienti che necessitano di una visita domiciliare. Le Usca saranno operative a Sondrio, Bormio, Pianborno e Edolo. In una situazione di ormai cronica difficoltà di reperimento di figure professionali idonee, resa ancor più drammatica dall’epidemia, l’Ats comunica che alla manifestazione di interesse pubblicata dei giorni scorsi hanno risposto anche medici provenienti da fuori provincia dimostrando, dunque, grande disponibilità e senso di generosità; prenderà servizio anche un medico inviato dalla Protezione civile.
Una volta attivati dal medico di medicina generale, i medici delle Usca svolgeranno – muniti degli adeguati dispositivi di protezione – le visite domiciliari per accertare le condizioni del paziente e di valutare anche l’attivazione, sempre da parte del medico di Medicina generale, di un nuovo profilo assistenziale Adi Covid (Assistenza domiciliare integrata per pazienti con infezione da Coronavirus) per il necessario follow up.
“Abbiamo attivato queste quattro unità – spiega il direttore sanitario, Maria Elena Pirola – laddove abbiamo riscontrato una maggior casistica. Stiamo lavorando per attivarne una quinta che da Sondrio possa coprire tutta la zona est della provincia, dunque bassa Valtellina e Valchiavenna. Il vero problema resta quello della carenza di personale medico”.
Si sta lavorando anche per individuare strutture che gestiscano le “degenze di sorveglianza” come previsto dalla delibera regionale 3020/2020. Questi centri saranno destinati ad accogliere pazienti Covid che non possono essere assistiti a domicilio ma necessitano di strutture dotate di presidi sanitari per la gestione anche dell’ossigeno-terapia, ma con un livello socio-assistenziale più basso rispetto alla degenza ospedaliera. Per accedervi le persone dovranno essere segnalate all’Ats dai medici di medicina generale o dall’Asst. Il ruolo di Ats in questo specifico caso è quello di contrattualizzare tali strutture e di autorizzare l’attivazione del servizio.
“Sono molteplici le attività alle quali ci stiamo dedicando per trovare risposte tempestive ed adeguate alle esigenze del territorio – commenta il direttore generale, Lorella Cecconami – questo, insieme alle Usca, è solo uno dei tasselli che via via compongono il quadro degli interventi in questa situazione di emergenza”.
L’Ats della Montagna lunedì pubblicherà anche due avvisi per la ricerca di strutture alberghiere e soggetti per la gestione socio-sanitaria, in grado di accogliere persone Covid 19 positive in dimissione da reparti ospedalieri o persone potenzialmente Covid provenienti dal domicilio – su indicazione del medico curante – che, pur essendo stabilizzate, necessitano di poter fruire di una forma “protetta” di isolamento, per condizioni di salute, di solitudine e/o fragilità sociale, per condizioni abitative e socio-familiari non adeguate. Il primo avviso è rivolto ai soggetti proprietari delle strutture che vogliano metterle a disposizione per queste finalità. Il secondo è rivolto a soggetti economici (cooperative, società, fondazioni…) in grado di mettere a disposizione personale, organizzazione e servizi per la gestione della struttura. Sul secondo bando è ammessa anche la presentazione di proposte in partenariato tra la proprietà e i soggetti gestori.