SONDALO – Dal 2 marzo scorso sono circa trecento i pazienti ricoverati al Morelli che hanno superato la fase acuta della malattia e che sono stati dimessi, ma che hanno dovuto, o devono tuttora, rispettare l’isolamento obbligatorio perché ancora positivi e dunque infetti. Il Covid-19, è noto, è un virus molto contagioso, quindi è necessario tutelare i familiari di chi è positivo.
Coloro i quali non possono fare rientro nelle proprie abitazioni perché non potrebbero essere adeguatamente assistiti o a causa della mancanza di spazi nei quali rispetto al resto della famiglia, vengono trasferiti dai reparti Covid-19 a quelli di Degenza di sorveglianza. Il primo, già attivato, si trova all’interno del quarto padiglione del Morelli, gli altri due, appositamente allestiti nel sesto padiglione, saranno aperti non appena ve ne sarà la necessità, per arrivare a una disponibilità complessiva di 60 posti letto. I pazienti che tornano a casa vengono seguiti dall’Ufficio dimissioni protette attraverso due operatrici che quotidianamente li chiamano per sincerarsi delle loro condizioni e soddisfare eventuali richieste.
A tutti i dimessi, dal Morelli e dagli Obi, i reparti di osservazione breve intensiva di Sondrio e Chiavenna, dove i pazienti attendono l’esito del tampone, viene consegnato uno speciale kit, fornito da Asst in collaborazione con Ats Montagna, contenente tutto ciò che serve loro per proteggersi e controllare il loro stato di salute: oltre a mascherine, guanti e gel igienizzante, un saturimetro, il piccolo apparecchio che consente di misurare sia l’ossigenazione del sangue sia la frequenza cardiaca. Il saturimetro deve essere restituito al Presidio ospedaliero più vicino al termine della quarantena. Insieme al kit i pazienti dimessi ricevono anche il “Diario del monitoraggio domiciliare” con le indicazioni per l’utilizzo del saturimetro e per la misurazione della febbre e gli spazi da compilare giornalmente inserendo i risultati.
“Questo diario – spiega il direttore generale dell’Ats della Montagna Lorella Cecconami – serve a registrare i propri parametri fino ai due tamponi finali, quindi fino alla guarigione clinica, e risulta essere uno strumento molto utile sia per tenere informati gli operatori ospedalieri che seguono il monitoraggio sia per fornire puntuali aggiornamenti al proprio medico di medicina generale”.
“I pazienti covid-19 che vengono dimessi hanno superato la fase critica e presentano scarsi sintomi ma non si possono considerare completamente guariti – spiega il direttore generale Tommaso Saporito -. Per questo motivo come Asst, in collaborazione con Ats Montagna, ne controlliamo la ripresa assistendoli nei reparti di Degenza di sorveglianza o seguendoli a casa, garantendo le cure e il supporto necessari. Si tratta di servizi che abbiamo organizzato ex novo, potendo contare sulla disponibilità del nostro personale sociosanitario e amministrativo che se ne è fatto carico per tutelare i pazienti e accompagnarli durante il periodo di isolamento obbligatorio fino al completo recupero dalla malattia. Un decorso diverso rispetto a una patologia ordinaria, particolarmente delicato, che deve essere assistito e seguito, allo scopo di evitare ricadute o nuovi contagi all’interno della cerchia familiare”.