MILANO – Sulla questione dei frontalieri l’unica cosa chiara sembra essere che a nessuno – Lega e Partito democratico in primis – piace l’accordo parafato del 2015.
La querelle intorno ad una possibile e futura modifica dell’imposizione fiscale per gli italiani che lavorano in Svizzera è ripresa, alcune settimane fa, in seguito alla pubblicazione di una lettera, a firma del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e del presidente del Canton Ticino, Christian Vitta – nessuno dei due titolato per legiferare in materia – nella quale si avanzavano propose e suggerimenti allo scopo di superare la situazione di stallo venutasi a creare nel 2015.
L’accordo parafato – secretato ma di cui si conoscono i contorni – prevede l’introduzione della doppia fiscalità per i lavoratori frontalieri che, ad oggi, pagano le tasse unicamente in Svizzera, che poi provvede a versare i ristorni ai comuni di residenza in Italia, come previsto dalla legge del 1975.
Fontana sembra proporre – il condizionale è d’obbligo e la lettera pare piuttosto interpretabile – tra le altre cose, di introdurre un doppio binario: da una parte i frontalieri “anziani” per cui continueranno a rimanere in vigore le regole attuali e dall’altra i “nuovi” che, se e quando verranno cambiati gli accordi, saranno sottoposti ad una tassazione anche in Italia.
In più il presidente di Regione Lombardia avanza anche la richiesta che il 50% del gettito aggiuntivo venga versato nelle casse regionali – che poi si occuperanno della redistribuzione sul territorio – anziché finire in toto a Roma.
A sottolineare come le proposte del presidente regionale mirino unicamente ad uscire dall’impasse del 2015 è l’assessore alla montagna Massimo Sertori: “Abbiamo cercato di dare alcuni suggerimenti al Governo. La lettera si sarebbe certamente potuta scrivere meglio ma il nostro scopo era quello di superare l’accordo parafato, che danneggerebbe enormemente i frontalieri, introducendo il principio del doppio binario: una cosa sono i lavoratori attuali, che hanno costruito una vita basata su di una certa situazione, un’altra i lavoratori di domani”.
Ad opporsi alla lettera firmata da Fontana ma, sembrerebbe, a condividere la posizione espresse da Sertori sarebbe il consigliere regionale del Partito democratico Samuele Astuti: “Suppongo che la lettera sia stata scritta molto male dato sembra non esserci un’interpretazione condivisa. Chiediamo che per affrontare la questione vengano ascoltate le parti in causa – sia i sindacati sia l’associazione dei Comuni di frontiera – e che la firma alla lettera, evidentemente mal interpretata da tutti, venga tolta”.
Michele Broggio