BORMIO – Salire di corsa da Bormio allo Stelvio non è per tutti. C’è chi lo fa in bicicletta, chi s’incammina con passo più o meno lento (soprattutto nelle giornate dei “Passi Aperti” promosse dal Parco Nazionale dello Stelvio in cui non transitano auto) e chi invece lo fa di… corsa. Su, su, su dalla Magnifica Terra al mitico passo dello Stelvio, lungo una strada impervia, con i 42 tornanti del versante lombardo a farla da padrona e a far salire l’acido lattico.
Davide Magnini, fortissimo atleta del Cs Esercito, nei giorni scorsi si è messo in testa una “pazza idea”: battere il record di ascesa da Bormio allo Stelvio fatto segnare dall’ex mezzofondista azzurro Giuliano Battocletti nel 2005 nel corso della gara di corsa su strada inserita all’interno del programma del Mapei Day.
Davide è partito forte ma il vento in quota e le severe temperature dello Stelvio hanno frenato l’atleta, scialpinista destinato a lottare per la vittoria in Coppa del Mondo insieme ai valtellinesi Robert Antonioli e Michele Boscacci, che, per poco più di un minuto, non è riuscito a ritoccare lo storico record della Bormio-Stelvio.
Una mezza maratona di sola ascesa dove la quota fa la differenza attanagliandoti la testa e togliendoti il fiato è stata il primo banco di prova estivo del polivalente atleta trentino. Negli anni in tanti c’hanno provato, ma nessuno è mai riuscito né ad avvicinarsi, né a battere lo stratosferico crono di Giuliano Battocletti. Magnini fino alla terza cantoniera era in linea coi tempi del mezzofondista di Cles ma nel finale ha dovuto alzare bandiera bianca.
“In quota la sera prima ha nevicato, ma viste le previsioni meteo in costante miglioramento c’ho comunque voluto provare – ha dichiarato lo stesso Magnini -. Per tre quarti di ascesa sono salito davvero bene, poi il freddo mi ha preso la pancia e non sono più riuscito a correre come avrei voluto. Ho stoppato il cronometro sul tempo di 1h32’39”, vale a dire 1’ e 18” sopra il tempo di Giuliano. Sapevo che il suo era un gran crono, ma non demordo… ci riproverò”.
Foto credit: Jordi Saragossa