MAZZO DI VALTELLINA – Manca ancora l’ufficialità, che potrà essere data solo tramite l’analisi del Dna, ma anche questa volta, la metodologia di predazione lascia pochi dubbi: il responsabile delle sei pecore sbranate a Mazzo di Valtellina, in località Biorca, sarebbe proprio l’orso che da alcuni giorni si aggira nell’area del Mortirolo.
Il plantigrado si era già reso protagonista, nei giorni scorsi, dell’uccisione di altri ovini in località Alp a Grosio. “È dal 2007 che ogni anno nell’area del Mortirolo registriamo il passaggio di questi animali – sottolinea Maria Ferloni tecnico faunistico della Provincia e referente territoriale per i grandi carnivori – Per evitare questi episodi è necessario imparare a proteggere adeguatamente le pecore”.
Tra le metodologie più adottate – oltre all’utilizzo di ricoveri notturni e cani da pastore – quello delle rete elettrificate: “Gli allevatori – aggiunge Ferloni – utilizzano reti metalliche che, però, possono andar bene per contrastare cani e volpi, non certo orsi”.
I danni economici provocati dai selvatici, comunque, sono coperti al 100% da un’assicurazione regionale, sia quelli diretti – il costo degli animali uccisi – sia quelli indiretti, come lo smaltimento delle carcasse o i danneggiamenti provocati alle recinzioni.
M. B.
Mazzo di Valtellina. Avvistato l’orso che ha sbranato alcune pecore a Grosio