MILANO – Dovrebbero ammontare a 37,2 milioni di euro – a fronte dei 56,9 previsti per tutta la Lombardia – l’importo dei canoni aggiunti delle gradi derivazioni idroelettriche.
Il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche (TSAP), con le recenti sentenze, ha respinto tutte le impugnative delle disposizioni normative regionali proposte da alcuni operatori idroelettrici inerenti le concessioni di grande derivazione scadute nel periodo 1 gennaio 2011 – 2020.
Tra le motivazioni delle sentenze, si ritiene che l’ex concessionario, anche in rapporto all’uso degli impianti di proprietà regionale, debba versare alla Regione un corrispettivo aggiuntivo per l’esercizio dei bacini, il quale si assomma al canone ordinariamente dovuto per l’uso dell’acqua a scopo di produzione elettrica.
In Lombardia dal 1 gennaio 2011 al 2020 sono scadute 20 concessioni di grande derivazione idroelettrica per oltre 400mila kilowatt di potenza nominale media annua. Se al termine degli approfondimenti istruttori disposti dal tribunale, venisse confermato il valore stabilito (20 euro per ogni kilowatt) risulterebbero maturati, a carico degli operatori ex concessionari, canoni aggiuntivi non corrisposti per oltre 59 milioni di euro: di questi 37, 2 andrebbero ai territori della provincia di Sondrio.
“Il tema concessioni idroelettriche – ha spiegato l’assessore alla montagna e alle risorse energetiche Massimo Sertori – non è stato affrontato dal Governo per 20 anni generando una situazione di incertezza che non è positiva né per le Regioni, né per i territori, né per gli stessi concessionari, che ha avviato l’Italia ad una procedura di infrazione”.