LECCO – Sono stati dieci i punti monitorati quest’anno dalla Goletta dei Laghi nelle acque del Lario e sottoposti ad analisi microbiologiche. Sei i punti sulla sponda lecchese, di cui due sono risultati inquinati e due fortemente inquinati. Solo due risultati entro i limiti di legge. Nel mirino ci sono sempre canali e foci, i principali veicoli con cui l’inquinamento microbiologico, causato da cattiva depurazione o scarichi illegali, arriva nei laghi.
È questa, in sintesi, la fotografia scattata nella seconda tappa lombarda lungo le sponde del Lario da un team di tecnici e volontari di Goletta dei Laghi, la campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute dei bacini lacustri italiani.
“Con le analisi della Goletta dei Laghi vogliamo mettere in luce situazioni critiche che sfuggono ai controlli tradizionali – dichiara Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia – anche quest’anno sono le foci dei fiumi e torrenti, gli scarichi e le canalizzazioni che sboccano a lago i veicoli principali di contaminazione batterica di origine fecale, dovuta spesso all’insufficiente depurazione degli scarichi civili. Situazioni spesso cronicizzate che devono essere affrontate con urgenza, per garantire che la qualità dell’acqua sia all’altezza degli standard imposti dalle Direttive Europe e delle aspettative di residenti e turisti”
I DETTAGLI DELLE ANALISI MICROBIOLOGICHE SUL LARIO
È bene ricordare che il monitoraggio di Legambiente non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi per porre rimedio all’inquinamento dei nostri laghi, prendendo prevalentemente in considerazione i punti scelti in base al “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni dei circoli di Legambiente e degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Foci di fiumi e torrenti, scarichi e piccoli canali che spesso troviamo lungo le sponde dei nostri laghi, rappresentano i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta alla insufficiente depurazione dei reflui urbani o agli scarichi illegali che, attraverso i corsi d’acqua, arrivano nei bacini lacustri. Il monitoraggio delle acque in questi due laghi lombardi è stato eseguito gli scorsi 6 e 7 luglio dai volontari dell’associazione.
I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo. Le analisi per la sponda lecchese sono state eseguite dal laboratorio dell’Università Bicocca Fem 2.
Sulla sponda lecchese sono due i punti giudicati “fortemente inquinati” sulla base dei dati raccolti: la foce del torrente Caldone, sul lungolago nel comune di Lecco, e la foce del torrente Meria, nel comune di Mandello del Lario. Da segnalare il fatto che alla foce del Torrente Meria, risultato “fortemente inquinato”, è permessa la balneazione, secondo il portale acque del ministero della salute.
“Inquinati” risultano la foce del torrente Inganna nel comune di Colico e foce del torrente Gallavesa nel comune di Vercurago, mentre i prelievi alla foce del fiume Adda a Colico e dell’Esino a Perledo (nella foto di copertina) sono risultati entro i limiti.