La storia della valle. Legnone, l’avventura finita male dei “bolidi rossi”

MONTE LEGNONE – Siamo nel 1925, è da poco nato un gruppo alpinistico, “i bolidi rossi”, una ventina di giovani amanti delle escursioni montane che sotto quel nome romanzesco si riunivano in una tabaccheria di via Ripamonti a Milano. A guidare il gruppo c’era Giovanni Gandini di 19 anni, insieme ai suoi coinquilini Nino Garanzini, Mario Eros Magri e Bruno Galli.

Sabato 5 dicembre 1925 i “bolidi rossi” avevano deciso di scalare il Legnone ma dopo la partenza di loro non si ebbero più notizie, fatto che mise in apprensione le famiglie che già pensavano al peggio. Domenica 6 dicembre però arrivò un telegramma ai familiari con il quale si avvisava che i ragazzi “scomparsi” erano sani e salvi ma erano finiti in galera, arrestati a Bellano. 

Cosa era successo? I quattro “bolidi” erano giunti domenica al rifugio “Roccoli Lorla” a 1463 metri sul Legnone, trovandolo chiuso e non potendo forzare la porta i quattro scoperchiarono il tetto in quattro punti, calandosi nella casetta.

Una volta dentro, i quattro giovanotti svuotarono la cantina e la dispensa, si caricarono di stoviglie, di tovaglie e altro, scendendo verso valle.

Trovarono una stalla e scassinando la porta entrarono, ma pochi minuti dopo arrivò una guardia campestre che chiese l’immediato indennizzo per i danni avuti.

I quattro scapparono a gambe levate seguendo la strada che conduce a Premana per poi scendere a Taceno dove presero la corriera che li portò a Bellano.

Fu proprio a Bellano che “i bolidi” ritrovarono la guardia campestre che li inseguiva implacabile. La fuga continuò, questa volta verso Varenna ma nel bel paese del lago trovarono ad aspettarli i carabinieri che li arrestarono.

Una volta conosciuti i fatti, la presidenza del Club Alpino di Milano decise di denunciare i quattro “bolidi” al procuratore del Re.

F. M.