SONDRIO – Scuole dell’infanzia di Sondrio aperte solo alla mattina: i rappresentanti dei genitori non si arrendono e si rivolgono ancora al sindaco, Marco Scaramellini, e alla sua giunta, ma anche ai dirigenti dei tre istituti comprensivi.
“Rinnoviamo il precedente appello: le famiglie hanno necessità di un supporto concreto e i bambini di poter vivere un’esperienza formativa completa – scrivono, rivolgendosi all’amministrazione – Fatichiamo del resto a capacitarci di come le altre esigenze della città, ivi compreso il sostegno alle scuole private, fagocitino in toto il ricco avanzo di amministrazione, senza lasciare spazio alla copertura di un servizio così essenziale. Stiamo peraltro parlando di circa l’1% del bilancio del Comune”.
Mamme e papà si rivolgono poi al dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale, Fabio Molinari, “affinché possa sciogliere il prima possibile le riserve già espresse un mese fa, quando dichiarò alla stampa che ‘Salvo contributo economico da parte di enti locali o l’incremento dell’organico del personale docente, il monte ore settimanale (con mensa), che gli asili della provincia adotteranno sarà pari a 25’. Abbiamo tratto ispirazione dalle sue parole per porgere le nostre richieste e ci auguriamo che le scuole dell’Infanzia della provincia possano offrire il servizio d’eccellenza che fino ad oggi hanno garantito”.
Infine i genitori sondriesi si sono rivolti anche ai dirigenti scolastici degli istituti cittadini chiedendo loro di scogliere le riserve in merito all’eventuale attivazione di risorse esterne per garantire il servizio pomeridiano avvalendosi, se necessario, della collaborazione di figure professionali non appartenenti espressamente al mondo della scuola, ma operanti in campo formativo.
“Siamo certi – sottolineano – che eventuali progetti educativi rispetterebbero gli standard di qualità degli istituti e vi invitiamo quindi a sciogliere, conseguentemente, qualsiasi riserva in merito. Il periodo emergenziale protrattosi così a lungo richiede del resto risposte adeguate alla situazione che non penalizzino i giovani cittadini, già così a lungo privati di spazi di crescita e confronto essenziali“.
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