VALFURVA – Il ghiacciaio dei Forni, il secondo più grande in Italia per superficie, riporta un regresso frontale di 2 km negli ultimi 150 anni, passando dai 13,2 km di superficie del 1981 agli 11 km attuali. È questo, in estrema sintesi, il risultato del monitoraggio effettuato nella terza tappa della Carovana dei ghiacciai di Legambiente nel corso della quale, oltre al Forni, è stato analizzato il ghiacciaio della Sforzellina. La Carovana dei ghiacciai è la nuova campagna di Legambiente, realizzata con il supporto del Comitato Glaciologico Italiano (CGI) che, fino al 4 settembre monitorerà lo stato di salute dei più importanti ghiacciai alpini per sensibilizzare le persone sugli effetti che i cambiamenti climatici stanno avendo sull’ambiente glaciale alpino.
“Anche il vastissimo ghiacciaio dei Forni si sta inesorabilmente riducendo – dichiara Vanda Bonardo, responsabile Alpi Legambiente – Insieme allo Sforzellina questi ghiacciai ci rammentano quanto abbiamo già osservato nel settore occidentale delle Alpi: una tendenza alla riduzione della massa glaciale in linea con la situazione del settore meridionale delle Alpi. Il ghiacciaio dei Forni, grazie agli studi svolti dall’Università e dal Politecnico di Milano non solo ci racconta gli effetti del cambiamento climatico ma diventa anche testimone dell’impatto dell’uomo sulla qualità dell’ambiente”.
Il ghiacciaio dei Forni, con i suoi 11 km2 è uno dei maggiori ghiacciai italiani, secondo per superficie solo all’Adamello-Mandrone. La salita ed il monitoraggio sono stati effettuati dalla Carovana dei ghiacciai di Legambiente lunedì 24 agosto. Classificabile come “ghiacciaio vallivo a bacini composti o confluenti”, è costituito (o meglio era costituito) da tre bacini collettori dai quali scendono altrettante colate con vasti seracchi che confluiscono in una zona centrale, formando un’unica lingua. In realtà nell’ultimo decennio le colate provenienti dai bacini superiori si sono sempre più assottigliate e frammentate, tanto che attualmente solo il bacino centrale è in grado di alimentare compiutamente la lingua. In questi ultimi anni il ghiacciaio si è avviato rapidamente ad una frammentazione in tre individui distinti, due dei quali (Orientale e Occidentale) si stanno trasformando in ghiacciai di circo. La separazione del bacino orientale dalla lingua centrale è avvenuta nell’estate 2015.
Grazie anche all’installazione nel 2005 sulla lingua a 2700 metri della prima stazione meteorologica automatica italiana sul ghiacciaio, tuttora funzionante, attualmente si stanno portando avanti da parte dell’Università di Milano ricerche sulla velocità di fusione del ghiacciaio in base all’energia solare e atmosferica disponibile. I dati della stazione permettono anche di quantificare la capacità del ghiacciaio di riflettere la radiazione solare. Questa proprietà chiamata albedo sta diminuendo sempre più a causa dell’annerimento dei ghiacciai. La quantità di acqua di fusione è quantificata anche grazie alla rete Idrostelvio, una rete di monitoraggio idrologico sviluppata dal Parco dello Stelvio con la collaborazione dell’Università e del Politecnico di Milano che in punti chiave del parco misura la portata di torrenti alimentati dalla fusione di neve e ghiacciaio. È evidente che il ghiacciaio e il parco sono un vero proprio laboratorio a cielo aperto.