GRAVEDONA ED UNITI – Prosegue la nostra rubrica medica curata settimanalmente dal dottor Giorgio Maria Baratelli, chirurgo e direttore dell’unità di senologia dell’ospedale Moriggia Pelascini di Gravedona.
La puntata di oggi è stata realizzata in collaborazione con Martina Laffranchi, allieva dell’Accademia di Senologia di Gravedona.
L’AUTOPALPAZIONE (e la palpazione) DEL SENO servono veramente?
In premessa:
• l’autopalpazione del seno, in inglese breast self-examination (BSE), è eseguita con cadenza mensile dalla donna stessa, adeguatamente informata e istruita su come farla
• la palpazione del seno è eseguita dal medico specialista, dall’ostetrica o dalla infermiera dedicata.
L’American Cancer Society raccomanda di NON eseguire l’autopalpazione del seno come parte dello screening mammario.
Quindi esorta i senologi a NON consigliarla alle pazienti.
Gli studi clinici ha infatti dimostrato che non c’è nessun beneficio della pratica dell’autopalpazione del seno, effettuata dalla donna (come pure della semplice palpazione eseguita da medici, ostetriche o infermiere dedicate), nel diagnosticare precocemente un carcinoma mammario, qualora le donne facciano regolarmente lo screening mammografico o ecografico.
L’autopalpazione è certamente un esame semplice (non necessita di strumenti), non invasivo e relativamente facile da apprendere; ma non è comunque esente da rischi. Questi sono:
– non eseguire l’esame in maniera corretta
– lo ha dimostrato che la sensibilità dell’autopalpazione (che è la capacità di identificare correttamente i casi positivi, cioè i tumori) è bassa, del 20-30% per la donna media, di media età e adeguatamente istruita all’esecuzione dell’esame; questa percentuale è ancora inferiore nelle donne anziane (studio di O’Malley et al. del 1987).
– falsa preoccupazione o falso allarme: la maggior parte delle alterazioni identificate tramite l’autopalpazione sono lesioni benigne e non maligne; tipico esempio è la cisti che si gonfia improvvisamente
– i costi, sia in termini economici, che di tempo, e anche di stress psicologico, dovuti agli accertamenti richiesti per un falso allarme (ecografia, mammografia, biopsia)
– un sensibile aumento del numero di biopsie (metodica Invasiva) con possibili complicanze ad essa associate, come sanguinamenti e infezioni
– il rischio che l’autopalpazione sia utilizzata dalle donne come unico esame diagnostico, sostituendo quindi l’ ecografia e la mammografia.
– falsa sicurezza, che rassicura la donna che avverte un nodulo e che ottimisticamente lo interpreta come una cisti (tradotto nella classica frase “tanto è la solita cisti”), quando invece è qualcosa di più grave della cisti.
In conclusione non conviene più stressare e responsabilizzare inutilmente, e con un velato senso colpevolizzante, le donne con la pratica dell’autopalpazione, come facevamo negli anni 80, dello scorso secolo.
Io stesso, alla LILT di Gravedona, avevo organizzato dei corsi di autopalpazione tenuti da infermiere preparate con tanto di diapositive su pellicola e prova pratica su una protesi contenete un pallino da caccia.
Penso che sia più semplice, utile e meno rischioso consigliare alla donna di anticipare il controllo qualora avesse anche il minimo dubbio.
Infatti la donna si tocca spontaneamente il seno, senza bisogno che esso sia medicalizzato dal rito dell’autopalpazione mensile, perché, essendo un simbolo così importante della femminilità, è sottoposto ad attenzioni e trattamenti particolari, che vanno dalle creme rassodanti a quelle idratanti, o alla semplice acqua e sapone della doccia.
Comunque in epoca di lockdown da Covid un’autopalpazione o “un’autopalpatina” può essere utile, ma a patto che sia seguita da una telefonata al centro di senologia per un controllo più approfondito.