TIRANO – Il Friuli-Venezia-Giulia – regione a statuto speciale – ha recentemente approvato una legge sulla gestione delle concessioni idroelettriche delle grandi derivazioni.
“Avremmo voluto che questo avvenisse anche qui nella nostra regione – sottolinea Francesco Gini, membro del comitato per la razionalizzazione delle linee elettriche della Valchiavenna, Valtellina e Val Camonica – Purtroppo sembra che noi lombardi non siamo in grado di collaborare uniti per ottenere il meglio della nostra casa”.
La norma approvata, su impulso dei comitati locali, in collaborazione anche con gli attivisti della provincia di Sondrio, che sono riusciti a coinvolgere prima i sindaci – 55 in totale – e poi i consiglieri regionali ottenendo una norma con cui viene istituita una società energetica regionale pubblica al 51%, il 100% di energia gratuita e dei canoni idrici ai territori interessati della grandi derivazioni, oltre ad un’attenzione alla componente ambientale e a quella occupazionale.
“Come abbiamo sempre sostenuto l’idroelettrico non deve avere una bandiera politica – conclude Gini – l’esperienza maturata in Friuli la vogliamo portare avanti anche in altri territori”.
Attualmente la norma regionale, in base ad un percorso legislativo avviato nel 2018, definisce il canone di concessione secondo i criteri introdotti a livello statale, articolandolo in una parte fissa, che la Lombardia ha stabilito in 35 euro al kW, e in una parte variabile in relazione alla produzione. Quest’ultima è stata fissata nella misura di almeno 2,5%. La legge statale prevede inoltre il trasferimento annuale alle Province e alla Città metropolitana, sul cui territorio insistono gli impianti, di almeno l’80% del canone introitato dai concessionari. Percentuale che diventa del 100% per la Provincia interamente montana di Sondrio.
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