SONDRIO – L’introduzione di nuove e maggiori misure restrittive su tutto il territorio di Regione Lombardia ha lasciato l’amaro in bocca agli operatori del commercio, del turismo e dei servizi della provincia di Sondrio che, solamente pochi giorni fa, si erano dati appuntamento a Sondrio, in piazza Garibaldi, per protestare contro la chiusura anticipata alle 18 di bar e ristornati che ora hanno abbassato le saracinesche, per almeno 15 giorni, al pubblico.
“Un momento particolarmente difficile per gli imprenditori dei nostri settori, che si sentono di nuovo toccati nel vivo della loro stessa sopravvivenza e beffati – sottolinea la presidente dell’Unione del commercio e del Turismo della provincia di Sondrio Loretta Credaro – Infatti, il notevole dispendio di energie e denaro che hanno messo in campo sia per adeguarsi ai protocolli di sicurezza sia per riorganizzare l’attività alla prova dei fatti non è servito a nulla”.
La situazione ha spinto l’Unione del Commercio e del Turismo a inviare una lettera al ministro della Salute Roberto Speranza e al presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, con una richiesta prioritaria su tutte: escludere il territorio lombardo e, in particolare, la provincia di Sondrio dalla zona rossa.
Secondo l’Unione le ragioni della “seconda ondata” non andrebbero ricercate nella movida o nel settore terziario bensì nell’apertura di tutte le scuole, limitandosi a considerare l’impatto solo all’interno delle aule, senza la minima valutazione di tutti gli effetti collaterali che si accompagnano alla mobilità, soprattutto con riferimento a un sistema di trasporti che sin dal primo giorno del nuovo anno scolastico si è ben capito essere al collasso.
Il tema dei trasporti, a detta dell’Unione, “Non è stato minimamente affrontato con l’attenzione che avrebbe meritato e ora il Governo, anziché ammettere la propria inadeguatezza rispetto a questa criticità, ha scaricato tutta la responsabilità sugli operatori, quasi fossero loro i principali artefici della ripresa dei contagi. Una situazione per noi inaccettabile”.
Il rimedio appare ora peggiore della malattia. “L’aver inserito tutta la regione e, nello specifico, la provincia di Sondrio nella zona rossa è del tutto insensato. Non è giusto che – osserva l’Unione -, a causa dell’incapacità politica che ha portato a questa seconda ondata di pandemia, si facciano ricadere le colpe sugli operatori, che invece devono pur vivere”.
La principale richiesta degli operatori è quella di poter continuare a lavorare in tutta sicurezza. Se il tiro non verrà corretto, le ulteriori strette del nuovo provvedimento vanificheranno tanti sforzi e a breve termine porteranno molte attività al collasso e quindi alla chiusura.