Pandemia. Dalla prima linea: “Prevenzione per non arrivare in ospedale”

SONDALO – Dall’inizio della pandemia, la primavera scorsa, l’ospedale di Sondalo ha accolto 1.230 malati Covid, 479 da metà settembre, subito dopo la riapertura delle scuole, quando ha preso avvio la seconda ondata. Oggi i ricoverati sono 176, di cui 13 in Terapia intensiva e 15 in sub intensiva.

Il bilancio dei decessi è di 49 da settembre, di cui 29 nella sola prima metà del mese di novembre. Negli ultimi tre giorni sono morte cinque persone, tre donne e due uomini, tre di loro erano nati negli anni Trenta, uno negli anni Quaranta e uno negli anni Cinquanta. Giorno dopo giorno, ci si avvicina velocemente ai numeri di inizio aprile quando i ricoverati al Morelli erano oltre 220. Una situazione che sta mettendo a dura prova l’ospedale di Sondalo e in generale l’intero sistema sanitario provinciale, poiché la carenza di personale medico, infermieristico e sociosanitario ha reso necessaria la riorganizzazione delle attività in tutti i presidi aziendali.

Tra i medici in prima linea c’è il dottor Mauro Della Morte, tiranese, responsabile della Terapia intensiva: “Siamo in una situazione di emergenza: i pazienti ormai hanno raggiunto i numeri della prima ondata, sono altrettanto gravi e anche la mortalità è sugli stessi livelli. Da noi arrivano i pazienti più gravi che faticano a respirare, nelle ultime settimane in numero sempre maggiore e seppure con difficoltà siamo organizzati per accoglierli tutti. Bisogna evitare di arrivare in ospedale, per questo è fondamentale la prevenzione: la nostra raccomandazione a tutti è di adottare con scrupolo tutte le misure per proteggere noi stessi e gli altri”.

Con l’aumento del numero dei pazienti che sono ricoverati in isolamento, lontani dai propri cari, spesso per settimane, nei giorni scorsi è stata riattivata la segreteria Covid-19 che svolge attività di supporto ai reparti di Sondalo e ai reparti Obi, Osservazione breve intensiva, di Sondrio, Sondalo e Morbegno, sette giorni su sette. Gli operatori assegnati al servizio comunicano con i parenti dei pazienti, senza peraltro fornire informazioni di carattere sanitario, demandate ai medici che li hanno in cura, organizzano le dimissioni per quanto riguarda i trasporti e il rientro a casa, forniscono istruzioni ai familiari dei malati che si trovano in condizioni cliniche tali da rendere possibile la permanenza presso la propria abitazione, fanno da tramite per la consegna di effetti personali ai ricoverati.