SONDRIO – Mentre sembra farsi sempre più remota la possibilità che gli impianti di risalita vengano riaperti in tempo per le vacanze natalizie Confartigianato imprese Sondrio sottolinea come “L’apertura delle piste da sci non è un fatto sportivo ma una questione cruciale per chi vive e lavora in montagna”.
Nella sola Lombardia l’indotto della neve rappresenta un miliardo e 200milioni di euro e intere provincie – quella di Sondrio in testa – vivono sulla stagione invernale. “Non si può trattare lo sci come un Parco di Divertimenti – sottolinea il presidente di Confartigianato imprese Sondrio Gionni Gritti – Attorno alle stazioni sciistiche vi è un elevato indotto di piccole imprese artigiane che operano nei più svariati settori: impiantistica, servizi, alimentare. Non aprire la stagione significa mettere in ginocchio questi territori con il rischio di pregiudicare non solo una stagione turistica ma anche il futuro di buona parte dell’economia locale”.
Secondo Gritti, inoltre, il turismo straniero per la stagione 2020-2021 sarà, comunque, azzerato e impedire anche quello regionale e nazionale sarebbe un duro colpo da sopportare per l’economia alpina. “Occorre far comprendere a Roma che la stagione sciistica non è un fatto ‘sportivo’, ‘marginale’ o per poche élite – aggiunge Gritti – si tratta di una questione centrale per l’economia della Montagna e del nostro territorio”. La richiesta non è, però, quella di un’apertura immediata ma piuttosto quella dell’individuazione di una data – l’ipotesi avanzata da Confartigianato è metà dicembre – entro la quale, con l’adozione di tutti i protocolli necessari, sarà possibile riaprire in sicurezza.
Il problema non riguarda, però, solo gli impianti di risalita italiani: tra gli addetti al settore, infatti, è forte l’esigenza che tutta Europa adotti gli stessi criteri e le stesse regole in grado di garantire l’assenza di assembramenti, il distanziamento individuale e il rispetto dei protocolli sanitari.