Osservatorio Confindustria. Il 40% ricorre alla cassa, preoccupano insolvenza e materie prime

SONDRIO – Prosegue il rallentamento generale per tutti gli indicatori, sia a livello domestico sia sul versante dell’export, con un andamento differenziato per dimensioni aziendali e settori merceologici. Permangono le criticità riguardanti il limitato orizzonte di visibilità e le situazioni di insolvenza dei clienti, a cui si aggiunge l’innalzamento delle quotazioni delle materie prime. Le previsioni restano orientate al ribasso per oltre un terzo del campione.

I dati elaborati nell’ambito dell’Osservatorio congiunturale rapido sul mese di novembre, realizzato dai Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Confindustria Como, confermano un quadro in calo per tutti gli indicatori monitorati rispetto ai livelli dello scorso mese di ottobre. Per ognuno dei parametri, infatti, l’indicazione di diminuzione risulta prevalere su quelle di aumento.

Si registrano cali della domanda e del fatturato sia a livello nazionale, sia per quanto riguarda le esportazioni, per circa due quinti del campione. La produzione evolve coerentemente con gli altri indicatori e risulta in contrazione per oltre una realtà su tre. Il tasso medio di utilizzo degli impianti produttivi si attesta, in novembre, al 67,9%, con un dato sostanzialmente in linea con quanto rilevato nell’ambito della precedente edizione dell’Osservatorio (67,8% in settembre). Tra le realtà del campione emergono differenze riguardo l’impiego della capacità produttiva, soprattutto a livello di settori merceologici di attività.

Incerte le previsioni per le prossime settimane: oltre un terzo (36,9%) del campione ritiene probabile un ulteriore rallentamento del business a fronte di una quota più limitata (15%) di soggetti che attendono, invece, una crescita.

Le situazioni di insolvenza e di ritardo dei pagamenti da parte dei clienti, rilevate per il 40,3% delle imprese, nonché il limitato orizzonte di visibilità sul portafoglio ordini, inferiore ad un mese per quasi una realtà su due (47,2%), continuano a rappresentare elementi di criticità per le aziende lecchesi, sondriesi e comasche. A ciò si è aggiunta, in novembre, una fase espansiva dei costi delle materie prime, con i listini considerati in crescita per oltre una realtà su quattro (25,5%).

Il quadro occupazionale, già visto contrarsi in settembre, risulta principalmente orientato alla stabilità in novembre (77,9%); anche in questo caso, tuttavia, i giudizi di diminuzione (17,7%) risultano prevalere rispetto a quelli di crescita (4,4%). Le aspettative riguardo l’andamento dell’occupazione nelle prossime settimane confermano sostanzialmente il permanere del quadro tracciato per lo scorso mese.

GLI ORDINI
Gli ordini delle imprese dei tre territori evidenziano una decelerazione che interessa sia il fronte domestico, sia le esportazioni. Per circa quattro realtà su dieci, infatti, la domanda risulta in rallentamento. Gli ordini a livello nazionale sono in diminuzione per il 43,8% del campione, stabili sui livelli di ottobre per il 33,8% mentre in crescita per il 22,4%. L’export risulta in contrazione per il 37,9% delle aziende, si mantiene stabile per il 38,6% mentre è in aumento per il restante 23,5%.

LA PRODUZIONE
L’indicatore associato all’attività produttiva delle realtà lecchesi, sondriesi e comasche registra evoluzioni in linea con quanto esaminato per la domanda, con una prevalenza di giudizi di diminuzione rispetto a quelli di crescita. La produzione risulta più bassa rispetto ai livelli di ottobre per il 36,1% del campione, si mantiene stabile per il 43,9% mentre cresce per un’azienda su cinque (20%). Il tasso medio di utilizzo degli impianti di produzione si attesta al 67,9% in novembre, dato che conferma sostanzialmente quando rilevato per il campione delle aziende dei tre territori in settembre (67,8%).
Non si rilevano particolari differenze nell’impiego della capacità produttiva a livello dimensionale: le realtà con oltre 50 occupati registrano un tasso (69,9%) di poco superiore rispetto a quello esaminato per le imprese più piccole (66,8%).
Per quanto riguarda invece i settori merceologici di attività, le imprese metalmeccaniche (73,2%) evidenziano un maggior grado di utilizzo rispetto alle realtà tessili (55,5%) e a quelle degli altri settori (70,4%).

IL FATTURATO
Le vendite delle imprese di Lecco, Sondrio e Como assumono andamenti coerenti con quanto esaminato per gli indicatori associati a domanda e alla produzione; i giudizi risultano, anche in questo caso, maggiormente orientati alla diminuzione rispetto alla crescita su entrambi i mercati geografici considerati. Il fatturato nazionale è considerato in rallentamento per due realtà su cinque (40,6%), resta sui livelli del mese di ottobre per il 36,3% del campione mentre rivela crescita per il 23,1%. Le vendite oltre confine sono considerate stabili per il 45% delle aziende, in diminuzione per il 35% mentre in aumento per il restante 20%. Per quattro realtà lecchesi, sondriesi e comasche su dieci (40,3%) sono rilevabili situazioni di insolvenza o di rilevanti ritardi dei pagamenti da parte dei propri clienti.

LE PREVISIONI
Il quadro di generale rallentamento delineato in novembre dagli indicatori di ordini, produzione e fatturato non sembra destinato a mutare nel corso delle prossime settimane. Esaminando le previsioni espresse dalle realtà dei tre territori riguardo l’andamento del business, infatti, è riscontrabile nuovamente una maggior incidenza di indicazioni di peggioramento rispetto a quelle di miglioramento. Nonostante il 48,1% del campione comunichi di attendere livelli stabili, la quota di aziende che segnala una diminuzione (36,9%) risulta superiore a quella delle realtà che indicano, invece, una crescita (15%). Permangono le criticità legate al limitato orizzonte di visibilità sul portafoglio ordini, che non raggiunge il mese per quasi una realtà su due (47,2%). Per il 34,8% gli ordini assicurano una pianificazione di qualche mese mentre solo nel 18% la visibilità supera il trimestre.

APPROVVIGIONAMENTO DELLE MATERIE PRIME
Sul versante dei costi associati all’approvvigionamento delle materie prime le imprese di Lecco, Sondrio e Como, segnalano un aumento dei listini in novembre, rispetto ad ottobre, che interessa oltre un quarto del campione (25,5%).
L’apprezzamento delle commodities è rilevato per tutti i settori merceologici considerati, nonostante appaia più diffuso per il comparto metalmeccanico (31,3%). Nel 70,6% dei casi i prezzi delle materie prime sono ritenuti stabili mentre nel rimanente 3,9% è indicata un ribasso.

RAPPORTI CON GLI ISTITUTI DI CREDITO E LIQUIDITÀ
L’esame dei giudizi espressi dalle imprese lecchesi, sondriesi e comasche riguardo i rapporti con gli Istituti di credito in novembre evidenzia uno scenario caratterizzato da una generale stabilità delle condizioni, così come comunicato dal 93,7% del campione. In caso di indicazioni di variazione il 3,8% delle imprese segnala un peggioramento mentre il 2,5% un miglioramento. Con riferimento al giudizio formulato riguardo la propria liquidità aziendale, il 40,6% delle imprese indica un quadro nella norma, il 39,4% esprime soddisfazione mentre il restante 20% valuta la situazione come migliorabile.

L’OCCUPAZIONE
Lo scenario occupazionale risulta influenzato, almeno in parte, dalle dinamiche di rallentamento registrate per gli indicatori di domanda, attività produttiva e fatturato risultando in contrazione, in novembre, per circa una realtà su cinque. Nonostante il 77,9% delle imprese dei tre territori ritenga i propri livelli occupazionali stabili rispetto ad ottobre, il 17,7% del campione indica una diminuzione mentre il 4,4% comunica un aumento. Nel mese di novembre, la quota di imprese che ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali è stata pari al 39,1% del totale. Le aspettative riguardo l’andamento dell’occupazione nei prossimi mesi si confermano principalmente improntate alla conservazione dei livelli (73,7%) ma, al pari di quanto analizzato nel corso dell’Osservatorio congiunturale, resta alta la quota di soggetti che ritiene probabile una riduzione dei propri organici (21,9%) rispetto a quella delle realtà che prevedono, invece, una crescita (4,4%).