SONDRIO – L’addio al solo pranzo di Natale fuori casa che colpisce quasi 5 milioni di italiani è la punta dell’iceberg delle difficoltà provocate dalla chiusura della ristorazione. Questo quanto emerge da una stima della Coldiretti sugli effetti dell’entrata in vigore del decreto anti-Covid di Natale che preclude per tutta la durata delle feste la possibilità di andare a mangiare nei 360mila locali della ristorazione presenti in Italia, tra cui gli oltre 1100 in provincia di Sondrio.
L’impossibilità di mangiare fuori casa fa crollare drasticamente la spesa media degli italiani per i menu di Natale che si riduce del 31% e scende ad un valore di 82 euro per famiglia secondo l’indagine Coldiretti/Fondazione Divulga.
Preoccupato, tra gli altri, Angelo Cerasa, presidente dell’associazione agrituristica Terranostra, che riunisce le strutture di Sondrio iscritte a Coldiretti: “Ancora fino poco tempo fa fa, sembrava possibile, se non certo, il poter lavorare con le strutture operative a pranzo almeno in ambito comunale; poi, addirittura, era stata ventilato un eventuale allentamento della stretta, con il libero spostamento nei comuni vicini durante le feste. In molti avevano già prenotato il pranzo di Natale e già gli agriturismi, come i ristoranti, avevano avviato i lavori per poter riaprire. Poi la doccia fredda degli ultimi giorni, con l’annuncio della zona rossa o, comunque, di nuove chiusure pesanti”.
Il territorio della provincia di Sondrio – che conta 121 agriturismi, numero molto elevato se raffrontato alle dimensioni, nel milanese ce ne sono 133 – per la sua vocazione turistica e agricola, è ancor più colpito dal provvedimento, che giunge nel momento clou della stagione invernale.
L’agricoltura e il settore agrituristico “Stanno vivendo un anno molto pesante -aggiunge il presidente di Coldiretti Sondrio Silvia Marchesini – I limiti imposti per le festività di fine anno compromettono sul nascere la stagione invernale. Le ripercussioni gravano sull’intero contesto agricolo provinciale, che pure in questi mesi sta svolgendo un lavoro encomiabile per continuare a garantire i rifornimenti alimentari”.