SONDRIO – Ogni settimana al Centro per il recupero della fauna selvatica (CRAS), arrivano uno o due caprioli feriti, azzannati su tutto il corpo da cani lasciati liberi di aggirarsi per i boschi dai padroni.
Le ferite sono tali che, nonostante tutti gli sforzi dei veterinari e del conduttore del CRAS, praticamente nessuno sopravvive. Anche i cani di piccola taglia possono essere molto pericolosi per un capriolo; se due cani si uniscono per rincorrere un capriolo, riescono rapidamente a braccarlo e fermarlo. Se poi imparano a inseguire e azzannare il capriolo, assaporano il gusto del sangue, e rinforzano sempre di più questo pericoloso comportamento.
Ogni volta che un capriolo muore sbranato dai cani, la colpa è dell’uomo che non ha educato correttamente il proprio animale, lasciandolo libero di scorrazzare in un ambiente naturale dove i selvatici hanno bisogno di pace e di rispetto, tanto più in questo periodo per affrontare il lungo inverno.
E anche quando il capriolo riesce a sfuggire al cane, lo stress è fortissimo. L’ungulato è piccolo, ha grosse difficoltà a spostarsi nel bosco quando il manto nevoso è di circa mezzo metro; se lo spostamento è causato da una presenza improvvisa dell’uomo o perché rincorso da un cane lasciato libero, il suo consumo di energia si decuplica e le sue riserve non bastano più per sopravvivere.