Ho conosciuto la filosofia greca in terza liceo scientifico, al Paolo Giovio di Como.
Facendo un po’ di conti avevo 16 anni, quando la severa professoressa Marazzi (santa donna) per la prima volta mi ha parlato della caverna di Platone.
Mi era sembrata una cosa strana, un po’ eccentrica, comunque una cosa che apparteneva a tempi remoti e che si perdeva nel buio dei secoli della storia.
Infatti il mito (o metafora) della caverna è contenuto nel settimo libro de La Repubblica, scritto approssimativamente tra il 380 e il 370 a.C. vale a dire più di 2000 anni fa!
Adesso, ripensandoci da grande, ci trovo qualcosa di molto attuale: in fondo con il passare degli anni anch’io ho fondato e dirigo la mia piccola Accademia di Senologia, come il vecchio inossidabile Platone. Credo che abbia ragione: ancora oggi, senza averne la consapevolezza, viviamo incatenati nella sua-nostra caverna, costretti a vedere solo le ombre della realtà e credendo che esse siano la realtà (la verità).
Questo ce lo sta dimostrando dolorosamente la pandemia da coronavirus: abbiamo tante opinioni spacciate per verità, alcune della quali sono state ampiamente smentite nel breve volgere di un anno.
Lo stesso vale per la scienza in generale, della quale fa parte, oltre alla virologia, anche l’oncologia: tante opinioni sul tumore, che si susseguono fino a quando una teoria nuova scalza quella vecchia (teoria della falsificazione di Popper).
Una annotazione conclusiva: i nostri esperti, purtroppo, non sono coscienti di vivere ancora incatenati nella caverna di Platone.
Comunque noi li chiamiamo esperti ma il vecchio mitico, intramontabile ateniese li definiva schiavi.
Chirurgo senologo
Direttore di Senologia
Ospedale Moriggia-Pelascini Gravedona