Coldiretti. Fare quadrato sull’agricoltura montana: “Scommessa per la ripartenza”

SONDRIO – L’agricoltura di montagna “va salvaguardata come pratica eroica che valorizza e tutela un territorio ricco di storia e biodiversità grazie al lavoro degli agricoltori, paladini di una rinnovata cultura imprenditoriale e sociale che offre grandi opportunità di sviluppo”.

Lo sottolinea Silvia Marchesini, presidente di Coldiretti Sondrio, nel rimarcare la centralità del settore primario nel sistema socioeconomico della provincia di Sondrio, anche alla luce dell’emergenza Covid “che in questi giorni, dopo l’annullamento della stagione turistica invernale, torna a stringere le maglie con una zona rossa che terrà sotto stress le attività economiche del territorio almeno fino a dopo Pasqua”.

Ma è fondamentale guardare avanti e “mettere le attività montane al centro di strategie concrete e interconnesse tra i diversi settori produttivi, dall’agricoltura all’artigianato, fino al turismo, alla ristorazione e agli eventi sportivi, anche in vista della prossima sfida olimpica”.

I temi peculiari che caratterizzano l’agricoltura montana sono diversi: alcuni molto specifici dell’areale valtellinese e chiavennasco, come la viticoltura sui terrazzamenti retici o un’enogastronomia fortemente tipica e identitaria che si concretizza nelle grandi Dop casearie e nella produzione di salumi tipici, senza contare l’ortofrutta e il comparto legato alla coltivazione delle mele. C’è poi il macro-tema forestale, non solo sul fronte della filiera bosco-legno-energia: attualmente l’Italia importa l’80% del legno che viene poi trasformato, ma offre mobili e design apprezzati in tutto il mondo: recuperare il ruolo del legno italiano con appositi accordi di filiera è la strada giusta per valorizzare il settore e dare risposte importanti anche in termini di qualità di vita e tutela ambientale.

“L’importante dialogo tra mondo agricolo, forestale e formazione è prioritario” rimarca Marchesini. “Ciò anche a partire dalla formazione: occorre tenere presente che l’agricoltura montana, e non solo, è nel pieno di una sfida digitale che scommette sull’innovazione e necessita di competenze sempre più specifiche. Sarà molto importante, soprattutto in vista di quel vero rilancio che richiede strumenti concreti, specializzazioni mirate e politiche integrate sul piano territoriale”.

Sul fronte istituzionale, Marchesini commenta positivamente la dichiarazione d’intenti della Regione Lombardia che conferma l’impegno rivolto all’agricoltura di montagna: in particolare, l’assessore all’agricoltura Fabio Rolfi “ha fatto bene a rimarcare che la prossima Pac deve prevedere una sezione specifica per la montagna, per integrare le attuali misure e dare continuità e organicità agli interventi. La necessità principale oggi è quella delle infrastrutture, fisiche e digitali, per mettere i produttori nelle condizioni di promuovere più efficacemente i prodotti”. Quanto al Recovery Plan, “è fondamentale immaginarne fin da subito le ricadute sui territori montani, anche in termini di energie rinnovabili ed edilizia sostenibile. È quindi importante continuare a fare sistema per formare gli imprenditori e informare i consumatori sull’eccellenza delle economie locali, affrontando insieme questa nuova “stretta” imposta dalla zona rossa. Sperando che sia davvero l’ultima, e che l’orizzonte sia quello di una vicina ripartenza”.