Val di Mello. Ruspe nella Riserva, si riaccende il dibattito sulla ‘accessibilità’

VAL DI MELLO – Dopo due anni di silenzio sono iniziati i lavori per la realizzazione del tanto discusso percorso per persone disabili in Val di Mello.

Un sentiero nato tra le polemiche nei primi mesi del 2019: il progetto, redatto da Ersaf, aveva scatenato il dibattito pubblico, con le pesanti reazioni delle Guide Alpine della Val di Mello e del Cai Valtellina/Valchiavenna. Contro il progetto, ritenuto una minaccia per la tutela ambientale e del paesaggio, erano state raccolte oltre 60mila firme, con il risultato di portare all’attenzione pubblica un tema delicato e importantissimo: quello della sostenibilità e dell’inclusività in montagna, territorio “inaccessibile” per eccellenza.

“Un principio ambiguo perché è spesso servito a giustificare pesanti interventi infrastrutturali – cita il testo di un post condiviso qualche giorno fa sulla pagina Facebook delle Guide alpine della Val di Mello – “Non hai la capacità di risalire un ghiacciaio? Tranquillo, ti costruiamo una funivia sul Monte Bianco”. “Non sei capace di sciare sulla neve fresca? Nessun problema: sguinzagliamo i gatti delle nevi e trasformiamo i declivi in campi da bowling”.

“Il sentiero sulla sponda sinistra idrografica del Mello, nelle condizioni attuali, è un patrimonio esperienziale preziosissimo che non può essere dissipato – cita invece l’ultimo post sulla pagina Facebook del movimento per la tutela della Val di Mello, risalente ormai a più di un anno fa – sperimentare il limite, la diversa abilità che in natura riguarda tutti, l’approccio all’ostacolo come ricerca del proprio limite, spinta al suo superamento che contempla anche l’eventualità della rinuncia, sono temi ormai necessari per lo sviluppo di una sensibilità verso azioni sostenibili.
Sostenibile è un’azione che non riduce funzionalità e quindi valore di un bene: l’adattamento alla natura è la sola azione sostenibile per conservare gli spazi naturali integri”.

Più che parlare di accessibilità quindi, come succede nei contesti urbani per quanto riguarda l’abbattimento delle barriere architettoniche, nel caso dell’incontro con la natura sarebbe meglio parlare di “inclusione”. Permettere a tutti di godere di una relazione di prossimità con la bellezza è fondamentale; ma questa relazione, questo avvicinamento reciproco, deve avvenire in maniera graduale, tenendo conto dei limiti che ciascuno dei due – la montagna e l’uomo – possiedono in eredità, mediata dal buon senso.

Ed è proprio al buon senso che si appellano le guide alpine della Val di Mello oggi, all’arrivo delle ruspe e degli operai “Soffiare sulle braci nella speranza di ravvivare le polemiche, oggi, non ha molto senso. A quanto pare la decisione è stata presa e non rimane che sperare nel buon senso dei progettisti. Buon senso, sì: perché una percentuale considerevole di persone è stanca di subire passivamente lo stravolgimento degli ambienti naturali”.