SONDRIO – Resi noti dall’Inail i dati delle denunce di infortuni sul lavoro registrati al termine del primo trimestre 2021 (gennaio-marzo). In provincia di Sondrio il dato complessivo riferito al trimestre è di 488 denunce di infortuni, un dato, questo, che, se comparato con le 530 del 1° trimestre dell’anno 2020 indica una diminuzione di 42 denunce.
La diminuzione, di fatto, è ancora più consistente considerando che nelle 488 denunce del 1° trimestre 2021 sono comprese 158 denunce di infortuni da Covid-19 che, ovviamente, non erano presenti nel dato riferito al 1° trimestre 2020.
In pratica, se escludiamo le denunce di infortuni da Covid-19, il dato attuale si assesta su 330 denunce e, cioè, al di sotto dei due terzi del dato riferito al 1° trimestre 2020. Siamo dunque in presenza di una forte diminuzione che è facilmente collegabile alla consistente contrazione del lavoro determinata, anche nella nostra provincia, dalla pandemia in corso.
“Purtroppo – spiega Michele Fedele, referente Cisl Sondrio per Salute e Sicurezza sul lavoro – è la solita ‘triste contabilità’ che vede quasi sempre gli infortuni sul lavoro in calo proporzionale alla diminuzione del lavoro, quando, invece, sarebbe auspicabile il decremento del numero degli infortuni a parità di ore di lavoro o, magari, con l’aumento di dette ore”.
“Dai numeri forniti dall’Inail è comunque possibile cogliere, per la nostra provincia, un dato ‘confortante’ – prosegue Fedele – se si prendono in esame le denunce di infortunio riferite all’infezione da Covid-19. Infatti le 158 denunce da Covid del 1° trimestre 2021 della provincia di Sondrio sono in larga parte concentrate nel mese di gennaio, che fa registrare 97 denunce, mentre, nei restanti due mesi di febbraio e marzo, i numeri diminuiscono considerevolmente, infatti, a febbraio e marzo, sono registrate 61 denunce (28 a febbraio e 33 a marzo)”.
“Dalla lettura di detti dati, è facilmente ipotizzabile che la brusca frenata delle denunce da Covid-19, nei mesi di febbraio e marzo, sia stata determinata dall’attivazione, a partire dal mese di gennaio, del piano vaccinale, soprattutto in riferimento al personale del settore sanitario-assistenziale che è stato il personale di gran lunga più colpito dall’infezione contratta in ambito lavorativo. Pertanto è ragionevole pensare che la somministrazione dei vaccini abbia determinato, per le lavoratrici e per i lavoratori del comparto sanitario-assistenziale che, come è noto, sono fortemente esposti al rischio di contrarre il virus, effetti positivi circa il contenimento dell’infezione da Covid-19″.
“Questa ipotesi – conclude il sindacalista – è indicativa del fatto che una vaccinazione massiva delle lavoratrici e dei lavoratori è la strada da percorrere per il contenimento, se non per l’azzeramento, del rischio di infezione sui luoghi di lavoro”.