SONDRIO – In seguito agli episodi di predazione registrati in Val Fontana a Chiuro e, sembrerebbe, al Palabione ad Aprica, prosegue il dibattito legato alla convivenza con i grandi predatori, in particolare con il lupo, nell’arco alpino.
“L’aumento della presenza dei grandi predatori nelle nostre montagne è un dato di fatto – sottolinea Tiziano Maffezzini, sindaco di Chiuro e presidente di Uncem Lombardia – il fenomeno deve essere tenuto sotto stretto controllo con interventi e prassi da consolidare nel tempo e che possano portare un beneficio di lungo periodo sia per l’ecosistema, sia per gli allevatori. Una vera attività di prevenzione dei possibili danni agli allevamenti e alle persone è la strategia da perseguire. La priorità deve essere quella di tutelare le persone che abitano e che lavorano in montagna, perché è grazie al lavoro quotidiano di allevatori e agricoltori che questi territori continuano a vivere”.
Avviare una “caccia al lupo” sarebbe inutile e controproducente, ma lo è ancor di più confinare gli allevatori e le greggi in ambiti prestabiliti o recinti impossibili in maggenghi ed alpeggi. Occorre quindi trovare un equilibrio che contemperi l’azione positiva e meritevole dell’uomo che vive, produce e conserva l’ambiente agricolo montano, già fortemente compromesso, e la presenza dei grandi predatori.
“Il lupo, come del resto gli altri grandi predatori come l’orso, percorre grandi distanze in pochissimo tempo – aggiunge Maffezzini – Potrebbe essere quindi proficuo coinvolgere i rappresentanti di un’area più vasta, rispetto a quella del caso specifico, ovvero quella alpina e prealpina. A questo proposito, nei prossimi giorni avvieremo un confronto che, grazie al supporto di UNCEM nazionale, coinvolgerà i rappresentanti degli enti montani del nord Italia, finalizzato ad individuare soluzioni condivise per la gestione di questi temi, valutando anche come viene gestita la convivenza tra agricoltura ed animali selvatici negli altri paesi dell’arco alpino”.
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