Estate è sinonimo di vacanze e di mare: quanti di voi hanno la fortuna di essere già sotto l’ombrellone e sentire il fatidico “cocco bello!!!” urlato o cantato dal venditore?!
Per noi italiani il cocco rimane un alimento esotico, anche se molto conosciuto, infatti si sta diffondendo sempre di più anche come ingrediente in diverse preparazioni culinarie, non soltanto come frutto fresco da mangiare a fette in spiaggia.
Da specificare che il cocco non è una “noce” come spesso viene definita, ma una drupa, ovvero il frutto carnoso della pianta del cocco, appartenente alla famiglia delle Palme, originaria del Sud-Est Asiatico, che cresce in quasi tutti i Paesi Tropicali (Indonesia, Filippine, Thailandia, Sri Lanka e Messico).
Le parti commestibili del cocco sono la polpa e l’acqua contenuta al suo interno, un liquido bianco opalino, zuccherino e rinfrescante. Da non confondere con il latte di cocco, che invece si ottiene dalla macinazione della polpa, pressata e poi filtrata con o senza aggiunta di acqua.
Il valore nutritivo varia a seconda della modalità in cui si consuma: polpa fresca o essiccata (molto più calorica ovviamente, perché si elimina l’acqua e i nutrienti diventano più concentrati!), acqua o latte (quest’ultimo estremamente più calorico), come mostrano i dati riportati nella seguente tabella.
Rispetto ad altre tipologie di frutto, anche esotico (come la papaya o il mango), il cocco si distingue per l’apporto di grassi; se consideriamo la polpa essiccata, quella più comunemente diffusa, il quantitativo di grassi è particolarmente elevato, 64gr su 100gr. Di conseguenza è un alimento molto calorico, il cui consumo deve essere occasionale se si sta seguendo una dieta ipo-calorica a scopo dimagrante, o almeno limitato nelle quantità e nella frequenza di consumo.
In diete vegetariane o vegane, nelle quali si consumano al posto del latte vaccino “latti”, o meglio bevande, vegetali, il latte di cocco non sempre può essere una scelta idonea, soprattutto se si sta seguendo un regime dietetico al fine di perdere peso: apporta 48gr di grassi per 250ml, ovvero una tazza grande. Bisogna quindi ridurre le quantità e non consumarlo quotidianamente, piuttosto optare per tipologie differenti di bevande veg, come quello di avena, decisamente meno calorico e povero in grassi.
Fermo restando che, considerate le calorie, non bisognerebbe esagerare con il consumo di cocco quotidiano, può essere però considerato uno spuntino ideale quando si ha bisogno di energie, soprattutto nel caso di bambini e sportivi. È infatti una buona fonte oltre che di grassi e zuccheri, anche di potassio, magnesio, ferro e zinco, fondamentali nel recupero di Sali minerali post-allenamento (soprattutto con le temperatura elevate!) ed è inoltre ricco di fibre.
Dalla polpa del cocco si ricava inoltre l’olio di copra, che viene utilizzato sia direttamente che trasformato in burro. È un olio molto diverso da quello di oliva, in quanto contiene per lo più acidi grassi saturi, infatti resta solido a temperatura ambiente. Viene utilizzato soprattutto nell’industria alimentare, in pasticceria e confetteria, oppure per friggere. Per le sue proprietà lenitive è usato anche nell’industria cosmetica, per produrre saponi, shampoo, latti detergenti e creme.
Erika Meroni
Biologa Nutrizionista, PhD erika.meroni90@gmail.com
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