COLICO – Simone Petilli non è soddisfatto, la stagione appena lasciata alle spalle non lo rende felice. Certo aver partecipato al Giro d’Italia (il suo terzo in carriera) è un punto a favore anche perché la sua ultima apparizione era datata 2016.
Al quinto anno nei professionisti il 28enne passista nato a Bellano voleva dare di più come vedremo in seguito.
Petilli, diamo un voto a questo 2020/21: contento?
“Non più di tanto, al Giro d’Italia volevo lasciare il segno. L’obiettivo era vincere una tappa e con essa la mia prima corsa da professionista, invece salvo solo un decimo posto e una fuga da lontano seppur, non andata a buon fine. Non sono riuscito a cogliere l’attimo propizio -ripeto una stagione terminata male, diciamo che mi assegno un sei stiracchiato mattiamola così”.
Cosa serve allora per vedere un Petilli a livelli accettabili?
“Per raggiungere questo traguardo, la ricetta è univoca: devo lavorare duro negli allenamenti in fase di preparazione. Dopo tre settimane di sosta, in cui ho ricaricato le pila ora ho ripreso l’attività – certo le corse sono lontane ma in questi due mesi insieme alla squadra, dovremo lavorare sodo con la speranza di essere protagonisti”.
Contratto rinnovato allora…
“Non ancora, diciamo che le parti sono vicine e la cosa dovrebbe andare in porto ma ripeto – di ufficiale non c’è nulla”.
Di conseguenza, nessun calendario è stato ancora abbozzato – per sapere a quali gare sarai al via bisognerà dunque aspettare?
“Esatto, ritengo sia prematuro discuterne adesso”.
A 28 anni un ciclista, ai giorni nostri, viene considerato relativamente giovane. La speranza di scalare le gerarchie del pedale italiano e internazionale sono quindi ancora vive?
“Me lo auguro, io spero di essere ancora protagonista almeno per qualche annetto. Di sicuro è vero quello che hai detto – la carriera agonistica e non solo nel ciclismo si è allungata, tuttavia ritengo sia meglio vivere serenamente giorno dopo giorno nulla; staremo a vedere cosa mi riserverà il futuro”.
L’obiettivo è quindi cancellare quel fastidioso zero sotto la casella vittorie, rompere l’incantesimo al Giro; sarebbe il massimo per qualsiasi italiano o sbaglio?
“Assolutamente, per il sottoscritto si tratterebbe di fantastico sogno- ma adesso non so se avrò la fortuna di essere schierato, in questa prestigiosa corsa a tappe. l’importante è come ricordato, vincere questa prima benedetta corsa tra i professionisti – e vedere il mio nome con maggior continuità nei dieci vedremo se sarà possibile”.
A proposito: un Giro pieno zeppo di salite, forse troppe o no?
“In effetti è un giro bello tosto e selettivo, i big si daranno battaglia uno spettacolo a vantaggio del movimento, fattore quest’ultimo di grandissima rilevanza”.
Alessandro Montanelli