SONDRIO – L’arrivo della peste suina ai margini della Lombardia “è un disastro annunciato” e, purtroppo, costituisce una minaccia concreta anche per gli allevamenti della provincia di Sondrio. Un capitolo che si aggiunge al quadro già allarmante della presenza dei selvatici sul territorio, dopo le predazioni delle greggi avvenute nei mesi scorsi sulle nostre montagne: ora sotto minaccia sono i suini allevati in valle e con cui si producono carni e salumi tra i più identitari della tradizione valtellinese e chiavennasca.
“Ora urge correre ai ripari, sempre che non sia troppo tardi e che, finalmente, vengano ascoltate le voci di chi, da anni, denuncia il problema: a rischio c’è un intero sistema economico che rischia di implodere. La gestione dei selvatici non può prescindere dal principio di sostenibilità e, soprattutto, non può prevaricare la sopravvivenza di un settore economico chiave per la nostra provincia montana. Siamo estremamente preoccupati per questa nuova minaccia dagli esiti assolutamente imprevedibili”. Così il presidente di Coldiretti Sondrio Silvia Marchesini, dopo l’accertamento del primo caso di Peste Suina Africana in Piemonte, che segue quelli già tracciati in Germania e nell’Est Europa.
Oltre ai grandissimi danni alle coltivazioni, agli incidenti mortali e non, ai problemi sanitari e ad aver lasciato degenerare questa situazione, ora anche nei nostri territori sussiste un ulteriore rischio elevatissimo: la Peste Suina Africana, infatti, può colpire i cinghiali ed è altamente pericolosa e, spesso, letale per i suinidi, anche se non è trasmissibile agli esseri umani.
“Siamo fortemente preoccupati – afferma Marchesini – e lo ribadisco: gli interventi immediati e urgenti, così come i controlli a tappeto sui cinghiali abbattuti, che da tempo chiediamo, devono ora sicuramente essere fatti e non bastano. L’altra forte preoccupazione è per il danno d’immagine che questa situazione può creare diventando anche uno strumento di speculazione economica nei confronti del nostro territorio, rischiando di colpire ingiustamente i nostri allevatori che, invece, conducono le loro imprese con standard di bio sicurezza molto elevati. Chiediamo, pertanto, da subito di attuare tutte le misure necessarie per monitorare la situazione e contenerla il più possibile. Inoltre, per difendere i nostri imprenditori, già fortemente colpiti dalla crisi legata alla pandemia, se dovessero generarsi strumentalizzazioni e speculazioni, non esiteremo a fare causa, a richiedere il risarcimento danni ed a costituirci parte civile nei confronti di chi non ha saputo gestire correttamente la problematica del proliferare dei cinghiali e di chi ha avuto la responsabilità di farla degenerare”.
“Riconosciamo l’impegno annunciato dall’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi Fabio Rolfi di istituire la figura del delegato dell’imprenditore agricolo, che potrà intervenire nelle attività di contenimento del cinghiale sui fondi di sua proprietà. E importante è anche l’impegno di Regione Lombardia a sburocratizzare le pratiche per gli interventi dei controllori. Ma questo nuovo allarme deve portare immediatamente il nostro territorio provinciale ad agire in modo energico e coordinato”.