BRUXELLES – Prosegue la situazione di incertezza e di preoccupazione per la salute dei lavoratori frontalieri.
In base al decreto del ministero della salute chiunque rientri in Italia dall’estero incorre nell’obbligo di avvisare l’autorità sanitaria competente – nel caso della provincia di Sondrio l’Ats della Montagna – e di mettersi in isolamento fiduciario per 14 giorni. Per chi si sposta per esigenze lavorative sembrerebbe però sufficiente un’autocertificazione, all’interno della quale si dichiara di non avere alcun sintomo riconducibile al Covid-19.
A sottolineare l’incertezza in cui è stato lasciato un comparto che in Italia conta 70mila lavoratori – 6mila dei quali in provincia di Sondrio – l’europarlamentare della Lega Alessandro Panza: “Il decreto ‘Cura Italia’ si dimentica dei lavoratori frontalieri. Il Governo italiano, di concerto con le autorità elvetiche, stabilisca le modalità di transito oppure di permanenza sul territorio svizzero, al fine di garantire la sicurezza dei lavoratori e delle comunità dove risiedono e nelle quali ogni sera rientrano”.
La preoccupazione è che le norme igienico-sanitarie adottate dalla svizzera negli ultimi giorni non siano sufficienti a garantire la tutela della salute dei lavoratori italiani che, quindi, rischierebbero non solo di contrarre il Coronavirus ma anche di trasmetterlo alle proprie famiglie.
“Ho scritto alle autorità svizzere – prosegue Panza – per sincerarmi che coloro che dovranno continuare ad andare a lavorare possano farlo in piena sicurezza, rispettando tutte le prescrizioni previste dall’Oms. È fondamentale dare risposte certe e mettere in campo le misure necessarie per poter tutelare la categoria dei frontalieri”.
M. B.