SONDRIO – Riguardo al corretto utilizzo dei Dpi (Dispositivi di protezione individuali) sembrerebbe esserci ancora qualche perplessità da parte del privato cittadino. L’enorme quantità di informazioni sull’argomento non sembra aver ancora raggiunto la totalità della popolazione. Di conseguenza, si fanno sempre più insistenti gli inviti – anche da parte degli stessi addetti del settore – a spiegare quali siano gli strumenti corretti da utilizzare.
“La popolazione dovrebbe limitarsi ad utilizzare le mascherine chirurgiche – spiega la valchiavennasca Chiara Martocchi, chirurgo specializzando in Ortopedia presso il Policlinico San Matteo di Pavia– La gente che non le mette perché dice di non aver paura di contrarre la malattia dovrebbe pensare che queste servono a proteggere gli altri, non l’utilizzatore, da eventuali contagi”.
Usate in combinazione con il rispetto delle distanze di sicurezza basterebbero a limitare il diffondersi della malattia. “Ma dovrebbe essere messa da tutti – commenta – soprattutto nelle situazioni in cui si rischia maggiormente di contaminare oggetti e persone. Penso ad esempio alla spesa”.
Serve, invece, fare un discorso diverso per quanto riguarda l’utilizzo delle mascherine senza e con filtro, come ad esempio, le ormai famose FFP1, FFP2 e le FFP3, progettate per essere utilizzate in ambienti di lavoro all’interno dei quali l’aria contiene sostanze dannose per la salute, la differenza tra le due starebbe nel fatto che le seconde offrirebbero un grado di protezione ancora maggiore. “Quelle con filtro – continua – proteggono noi filtrando l’aria in entrata, ma non quella in uscita. Per cui sono inutili nella prevenzione della diffusione del contagio. Andrebbero quindi utilizzate eventualmente con l’aggiunta della mascherina chirurgica sopra”.
Una soluzione adeguata sembrerebbe essere il ricorrere a dispositivi senza filtro, non chirurgici. “Ma – spiega Martocchi – scarseggiano e dovrebbero essere utilizzate principalmente dai soggetti a rischio e sempre in combinazione con la chirurgica”.
“Qui la situazione è tragica – conclude il chirurgo specializzando – quasi tutte le chirurgie sono state riutilizzate per i soggetti positivi al Covid-19, in aggiunta ai reparti ed alle aree già dedicate. A giorni, credo, dovrò andare anche io in Malattie infettive perché serve tutto l’aiuto possibile”.
Giovanni Meroni