Mercoledì 3 giugno riapriranno le piscine e i centri sportivi in Lombardia, ma non sarà possibile andare in montagna a fare una gita all’aria aperta e incontaminata, perché gli impianti a fune rimarranno incredibilmente chiusi.
Gli impianti a fune sono ormai, sia d’estate che d’inverno, il perno dell’economia della montagna, generando un indotto, in Lombardia, di più di un miliardo di euro e permettendo al 40% del territorio lombardo di vivere e far vivere la montagna (bar, rifugi, alberghi, guide alpine, noleggi, maestri di sci, ristoranti, etc.). La montagna estiva, a sua volta, per gli imprenditori del comparto impianti a fune è strategica e fondamentale per destagionalizzare e riuscire a far quadrare i conti di una non facile gestione annuale, sempre condizionata dalle precipitazioni e dal meteo: per questo in sinergia con gli altri operatori turistici, soprattutto in Lombardia, l’estate in montagna e gli impianti a fune vivono in simbiosi.
C’è dunque, in Lombardia, questo incredibile paradosso: la montagna, l’aria pulita, i prati e gli ampi spazi sembrano essere più pericolosi che non le piscine e i centri sportivi, e la montagna tutta (compreso il comparto invernale che vive e si nutre insieme a quello estivo) ne sarà fortemente penalizzata a lungo termine.
“Siamo in continuo contatto – commenta Massimo Fossati, presidente di Anef Lombardia e amministratore delegato di Itb – Imprese Turistiche Barziesi – con gli assessori e consiglieri regionali, abbiamo scritto una lettera al presidente Fontana. Tutti rassicurano però non fanno niente. Avremmo dovuto essere aperti, a sentire loro. Siamo a dir poco scocciati, e tutti insieme noi operatori della montagna stiamo perdendo centinaia di migliaia di euro fondamentali per il nostro equilibrio finanziario, ma, ancora di più, la gente ci chiama continuamente per sapere quando riapriremo e potranno andare in montagna all’aperto, all’aria pulita e in spazi aperti incontaminati utilizzando i nostri impianti. Siamo senza parole, dopo l’ultimo decreto: riaperte le piscine, i parchi ludici, i centri sportivi. Noi invece no”.