SONDRIO – Assegnato il premio Città di Sondrio. È il documentario “Il ghepardo asiatico dell’Iran” il vincitore della XXXIII edizione di Sondrio Festival, Mostra Internazionale sui Parchi, giunto alla sua conclusione.
La produzione del regista iraniano Fathollah Amiri, presente venerdì nel capoluogo valtellinese, ha colto nel segno, convincendo la giuria internazionale con la motivazione per cui “il mediometraggio testimonia che la preoccupazione per la possibile scomparsa di un animale simbolo in via di estinzione definitiva e la sua assoluta necessità di tutela sono sentimenti universali che appartengono all’intera umanità”. Al Teatro Sociale la serata finale della manifestazione che ha incoronato il regista iraniano. A ritirare il premio dalle mani del sindaco di Sondrio, Marco Scaramellini, è stato Bobak Aghdasi.
Il tema sempre più diffuso di cura dell’ambiente e cambiamenti climatici hanno dato ancor più rilevanza all’iniziativa. La Giuria internazionale, presieduta da Roberto Mantovani del Cai, ha visto al proprio interno la naturalista Arianna Aceti, il presidente del Parco nazionale dei Tatra (Polonia), Szymon Ziobrowski, la regista belga Karine De Villers, il direttore della rivista “Montagna 360” Luca Calzolari, Loredana Dresti del Parco nazionale dello Stelvio e David Restivo del Servizio Parchi nazionali degli Stati Uniti.
Il premio Regione Lombardia, per il miglior documentario sugli aspetti naturalistici, culturali, paesaggistici ed economici delle aree protette all’interno dell’Unione europea, è stato assegnato al documentario “La favolosa storia del gipeto”, di Anne e Eric Lapied, ambientato sulle Alpi tra Francia, Italia e Svizzera.
La Giuria speciale del Cai ha decretato il documentario “Echilibru nella pelle dell’orso”, di Victor Jullien, Eve Cerubini e Jerome Fatalot, monologo di un orso che parla all’uomo, come vincitore del premio Renata Viviani, originaria di Isolaccia, referente del Centro di cinematografia del Cai (nella foto tratta da Facebook la premiazione). Il pubblico, col premio Achille Berbenni, ha preferito invece “Una regina senza più regno” di Asgeir Helgestad.