SONDRIO – L’olio 2020 made in Valtellina sarà di qualità, grazie alla buona fioritura e a un’estate dal clima generoso: nemmeno le piogge autunnali e le basse temperature delle ultime settimane non sono riuscite a compromettere lo scenario, se non sotto il profilo delle rese al frantoio che per la stagione 2020 si attesteranno sul 10%/11% contro una media del 12%/13% e punte del 14%-15% nelle annate migliori.
“La coltivazione dell’ulivo raggiunge ormai i 100 ettari di superficie in provincia di Sondrio. Un dato che nessuno avrebbe potuto prevedere – sottolinea il presidente di Coldiretti Sondrio Silvia Marchesini – E in più il nostro olio, già in commercio con le prime etichette made in Valtellina, è buonissimo, specchio di un territorio vocato. Una realtà vincente e concreta, nata da ciò che fino a pochi anni fa era pura sperimentazione. Ciò ha permesso anche di recuperare aree agricole inutilizzate nonché i terrazzamenti che, in origine, ospitavano vigneti già conquistati dal bosco e riportati a nuova vita dagli olivicoltori”.
La presenza dell’ulivo in Valtellina data dal cuore del Medioevo, ma è andata scomparendo negli anni: fu solo un trentennio fa (alla fine degli anni Ottanta) che i primi agricoltori-pionieri decisero di tentare la coltivazione delle prime piante. Complici i cambiamenti climatici (con inverni più miti e gelate meno intense), l’esperimento ha avuto successo e, le piante di ulivo “valtellinese”, oggi sono divenute 15mila.
“Noi abbiamo iniziato negli anni Novanta a impiantare i primi oliveti sperimentali, ora abbiamo circa 100 varietà in prova – sottolinea Ivano Foianini, perito agrario della Fondazione Fojanini – una biodiversità unica che consentirà di testare, nel medio periodo, le rese e l’adattabilità delle piante nel contesto valtellinese”.
E ora, per i produttori, si è fatta pressante la necessità di un frantoio: lo confermano Nello Bongiolatti e Antonio Bonini, produttori associati a Coldiretti che conducono i loro oliveti rispettivamente sulle alture di Berbenno e Morbegno: “È una struttura di cui ora si sente il bisogno, ad oggi dobbiamo portare le olive a frangere sul lago di Como, a decine di chilometri di distanza. Un frantoio valtellinese consentirebbe di accelerare la lavorazione, con un tempi di molitura più immediati e, di conseguenza, riflessi ancor più positivi sulla qualità”.