SONDRIO – Cresce la preoccupazione intorno alla probabile mancata apertura degli impianti di risalita per la prossima stagione invernale imposta dall’emergenza sanitaria da Covid-19.
“È evidente che una tale ipotesi produrrebbe un aggravio economico considerevole per tutto il settore turistico territoriale – sottolineano dalla FIT CISL Sondrio, la categoria sindacale che rappresenta i lavoratori funiviari – con un vero e proprio azzeramento dell’economia montana e con ripercussioni sociali non indifferenti per i tanti lavoratori, ed in particolar modo per quelli stagionali”.
Tra i lavoratori del settore anche gli addetti agli impianti di risalita, circa 600 in provincia di Sondrio, con una percentuale di stagionali del 75%, molti dei quali attualmente “sopravvivono” con il solo sussidio di disoccupazione che può essere erogato per un periodo di tempo limitato.
La sigla sindacale, pur consapevole che il flusso turistico della prossima stagione invernale sarà alquanto ridotto ritiene che, per la tenuta del tessuto economico e sociale di Valtellina e Valchiavenna, non sia possibile rinunciare al funzionamento degli impianti di risalita, la cui chiusura, peraltro, comporterebbe il conseguente stop di tutte le attività ricettive delle località montane.
“È necessario – sottolinea il coordinatore FIT CISL Sondrio Michele Fedele -chiedere al Governo di consentire l’apertura degli impianti di risalita, attivando al contempo tutte le misure di sicurezza idonee a tutelare la salute degli utenti e dei lavoratori”.