SONDRIO – Il 2020 si classifica fino ad ora come il quinto anno più caldo mai registrato in Italia dal 1800, con una temperatura di oltre un grado (+0,96 gradi) più elevata della media storica, a conferma di un decisa tendenza al surriscaldamento della Penisola con effetti climatici e produttivi.
È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr relativi ai primi nove mesi dell’anno in riferimento alle cause degli scioglimento della superficie di ghiaccio dell’arco alpino che si è ridotta del 60% negli ultimi 150 anni secondo l’analisi di Legambiente.
“Si è registrata infatti una evidente tendenza alla tropicalizzazione che – sottolinea il presidente di Coldiretti Sondrio Silvia Marchesini – si è manifesta anche nella nostra provincia con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi. Lo dimostrano anche le numerose grandinate che hanno colpito la valle in estate, ma soprattutto gli smottamenti conseguenti alle piogge che, a più riprese, hanno avuto effetti devastanti sul territorio della provincia di Sondrio anche nei mesi scorsi”.
Il ripetersi di eventi estremi sono costati all’agricoltura italiana oltre 14 miliardi di euro in un decennio tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.
“L’agricoltura – continua la Coldiretti – è infatti l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. Un processo che ha cambiato nel tempo la distribuzione delle coltivazioni e le loro caratteristiche con l’ulivo, tipicamente mediterraneo, che in Italia si è spostato a ridosso delle Alpi, proprio in Valtellina”.