TIRANO – Il lavoro dei comitati, delle associazioni e dei cittadini che da anni si occupano del delicato tema del rinnovo delle grandi derivazioni a scopo idroelettrico ha compiuto, in questi ultimi mesi, un importante passo avanti con la costituzione di un gruppo di lavoro che coinvolge tutte le realtà, dal Friuli alla Val d’Aosta, passando per il Vento, Tento e Bolzano, la Lombardia ed il Piemonte.
“Le grandi derivazioni a scopo idroelettrico rappresentano una risorsa insostituibile di produzione di energia rinnovabile – sottolineano gli attivisti, tra cui anche quelli della provincia di Sondrio – ma hanno un impatto negativo sui territori in termini di impianti, dighe, canali ed elettrodotti che solcano le valli”.
Delicata anche la gestione della risorsa acqua attinta dai fiumi, la gestione delle piene, la manutenzione dei bacini imbriferi e la tutela degli altri usi. “Negli anni – ricordano ancora dal neo costituito Comitato “Grande idroelettrico dell’arco Alpino” – gli investimenti, il personale impiegato, l’attenzione per il territorio sono venuti meno a vantaggio degli utili delle aziende idroelettriche”.
Ora con legge del ’99, il famoso decreto Bersani, sono state fissate le scadenze delle concessioni e previsto il rinnovo attraverso procedure ad evidenza pubblica ma alla loro scadenza molte aziende hanno continuato a turbinare in regime di prosecuzione temporanea. “Sembra chiara – ricordano ancora gli attivisti – la volontà di non mettere realmente in concorrenza le concessioni scadute sul mercato con il pretesto di non far entrare aziende straniere”.
Nel 2019 si è di nuovo messo mano alla normativa nazionale, con una regionalizzazione delle competenze in materia con trasferimento di beni e competenze, e molte regioni hanno deliberato o stanno approntando le leggi regionali per i rinnovi. Ci sono delle questioni aperte sulla legittimità di alcuni passaggi e dei movimenti governativi che vorrebbero di nuovo centralizzare la gestione. Lo scopo del coordinamento è quello di raccogliere tutti i soggetti interessati per vigilare su tutti questi movimenti e stimolare un’azione che porti ad un rinnovo delle concessioni trasparente, che tuteli ambiente e risorsa idrica e più favorevole ai territori montani sfruttati.
“Solo riassegnando le concessioni scadute – rimarcano dal Comitato – si potranno ridefinire le regole per una gestione dell’idroelettrico più rispettoso dell’ambiente, con ritorni sui territori”.
Secondo gli attivisti sarebbe necessario che i nuovi concessionari investano sugli impianti, sulla sicurezza delle dighe, sulle riqualificazione dei corsi d’acqua interessati dalle derivazioni, sull’occupazione e sul contrasto al dissesto dei bacini imbriferi.
“Una partita cruciale per molti territori alpini – concludono gli attivisti – che intendiamo seguire proponendo idee e obiettivi ai politici ed a tutti gli amministratori”.
Michele Broggio