PRATA CAMPORTACCIO – Il 37enne Marco Fallini di Prata Camportaccio, fisioterapista, ha pubblicato su Facebook un appello per cercare qualcuno che lo possa aiutare a trovare una soluzione alla malattia che gli impedisce di vivere una vita normale, “una quarantena durata sei anni! la necessità di trovare cure funzionanti“.
“Cari amici e non dei social – scrive Marco nel suo appello – ora vi chiedo aiuto. Quanti di voi amano uscire con gli amici, andare al cinema, andare in bicicletta, lavorare, ballare, godersi la lettura di un libro, guidare, farsi un viaggio..? In questo periodo di grandi rinunce e limiti dovuti al Covid, se ne stanno rendendo conto in molti. Da qualche anno a questa parte, circa 6, io non riesco e non posso più. Per dei problemi di salute di cui vi parlo tra poco. Questa situazione non cambia, e non cambierà, neanche una volta finita la pandemia, a meno che non succeda qualcosa di importante.
[…] Praticamente, per farvi capire, sento come se avessi dei chiodi di grosse dimensioni conficcati nel bacino, nella schiena negli inguini e nelle ginocchia, e bruciori che continuano. Dei dolori sempre presenti, ormai in ogni posizione, che accompagnano la mia giornata dall’inizio alla fine, anche ora mentre scrivo questo post. A questo sono associati mal di testa e sempre più difficoltà a rimanere concentrati.
Le energie della giornata sono usate principalmente per gestire e sopportare i dolori, perché quello che succede in tante giornate è che se non riesci a leggere, guardare la tv, parlare e concentrarti, quello che rimane è di sopportare e aspettare che arrivino ore migliori, mentre devi rigirarti nel letto elettrico più e più volte. Per poi fare colloqui medici, fisioterapia, sbrigare le incombenze, cucinare, mangiare e fare alcune cose per curarsi.
I dolori e il mal di testa associato hanno reso lentamente insopportabili il lavoro, gli hobby. E quando provo a fare attività quotidiane, come piegarmi, guidare, camminare, o stare a lungo seduto per lavorare a qualcosa, i dolori diventano fitte e peggiorano per giorni, impedendomi di fare altro, se non stare nel letto, in posizioni apposite.
Tutto ciò lede la possibilità di mantenere la concentrazione e ha anche stravolto quella che era la mia quotidianità e ciò per cui vivevo, snaturando la mia identità. Ho dovuto lasciare e cambiare lavoro più volte, reinventandomi, fino a dover poi diminuire le ore sempre di più durante gli anni. E ho visto cadere lentamente ciò per cui con entusiasmo si ha studiato, lavorato, vissuto, combattuto.
Tempo fa mi sono iscritto ad un’ associazione che accompagna malati terminali o non più curabili ad una morte assistita, quando le sofferenze quotidiane causate dalla malattia in termini di dolori sono troppo intense, invalidanti, persistenti e resistenti. Quando ci si sente sotto una tortura senza prospettive di miglioramento, questa alternativa viene presa in considerazione in maniera concreta. Possa questo appello far si che non ce ne sia bisogno“. Conclude il valchiavennasco, mettendo a disposizione la propria cartella clinica.