SONDRIO – Aperto. Chiuso. A disposizione. I cartelli all’esterno delle attività sono lo specchio fedele di una realtà disorientante, in cui mancano chiarezza e regole certe.
“Non servono analisi economiche, numeri, statistiche per fare un bilancio della stagione invernale appena trascorsa – sottolinea Marco Delvò, presidente di Federalberghi Extra attiva all’interno dell’Unione del Commercio e del Turismo -, è sufficiente camminare in una strada qualsiasi dei nostri paesi, dove anche il più distratto dei passanti può notare, accanto alla chiusura di alcuni esercizi commerciali, degli strani fenomeni che possono accadere solo nella nostra penisola. Attività aperte con le porte chiuse, come i negozi con le vetrine ben allestite e ingresso chiuso; pasticcerie, gelaterie e bar con all’interno i gestori e porte chiuse; alcuni ristoranti con le cucine in funzione e porte chiuse; infine, alberghi e altre strutture ricettive vuote con le porte… aperte. Insomma, tutti senza lavorare, ma ‘a disposizione’”.
L’arrivo improvviso e l’eccezionalità della crisi sanitaria determinata dalla pandemia, la sua estrema gravità, hanno colto tutti impreparati, ma forse, secondo il presidente Delvò, si sarebbe potuto fare di più e meglio, soprattutto dare una chiave di lettura diversa all’emergenza in atto.
“Nei mesi passati abbiamo assistito – osserva Delvò – a uno spettacolo incredibile, in cui tutti i protagonisti in scena hanno, a mio giudizio, interpretato il proprio ruolo in modo inadeguato. È chiaro che non mi permetto di entrare nel merito scientifico/sanitario della questione ma, come rappresentante di una categoria del settore turistico-ricettivo, mi sento in dovere di riportare lo sconforto e il disorientamento dei miei colleghi. Oltre a ciò, mi preme analizzare come è stato e continua a essere affrontato questo lungo periodo di emergenza e come noi tutti abbiamo dovuto subirne conseguenze”.
“Le strutture ricettive – prosegue Delvò – sono sistemi complessi che hanno bisogno di programmazione per gestire le prenotazioni, i servizi offerti e il personale. Sono necessarie chiarezza e continuità: non si può comunicare una chiusura o un’apertura la sera prima, come è successo nei mesi scorsi, o prevedere flussi a intermittenza”. Secondo Delvò, “erano e sono possibili solo due soluzioni: chiudere o lasciare aperto. Tuttavia, come al solito, si è deciso per una terza via: essere a disposizione. Più semplice da gestire ma con risultati confusi e contrastanti, che non hanno portato a nulla: infatti nessuno ha avuto né il coraggio né i fondi necessari per decretare una chiusura delle strutture ricettive ma così si è lasciato tutto il settore turistico allo sbando. Ancora mi domando come sia stato possibile arrivare a una simile contraddizione in termini, ossia lasciare aperte le strutture ricettive e, nel contempo, impedire la circolazione delle persone a scopi turistici. Lasciare aperti Alberghi, Ostelli, B&B e Case Vacanze, e chiudere il flusso turistico non è razionale, è come cercare di attraversare una strada con un semaforo e delle sbarre non sincronizzati tra loro”.
Intanto, in questo contesto ha preso il largo il fenomeno dell’abusivismo nelle case vacanza. “Qualche furbetto – rimarca Delvò – è passato con il rosso infrangendo le regole. E così appartamenti sono stati e vengono affittati per brevi periodi, senza le opportune autorizzazioni e, quindi, totalmente fuori da ogni controllo igienico-sanitario, amministrativo e tributario”.
Per contro, gli operatori della ricettività extralberghiera rispettosi delle regole hanno affrontato una serie di restrizioni. “Abbiamo accettato la possibilità di cancellare le prenotazioni senza alcuna penale, la riduzione del numero degli ospiti, le aperture a giorni alterni, le cene in camera, igienizzazioni e protocolli molto onerosi, pur di lavorare e far fronte ai nostri investimenti (ovvero mutui e debiti) e le risposte recenti sono state una beffa”.
“Per evitare fraintendimenti, desidero essere chiaro – conclude il presidente Delvò -, non si chiede una cieca apertura, ma delle regole chiare e certe in base alla situazione sanitaria e azioni realistiche dalle istituzioni che ci governano. Spero per la stagione estiva 2021 che gli esercenti di Valtellina e Valchiavenna non debbano più esporre il cartello ‘a disposizione’”.