SONDRIO – Sabato a clienti zero, quasi ovunque. Un po’ meglio domenica, quando il sole ha incoraggiato diverse famiglie a pranzare per la prima volta all’aria aperta: “Ma la sera è ancora troppo freddo, il maltempo sta rovinando la ripartenza degli agriturismi. Abbiamo ottemperato a tutti gli accorgimenti necessari, anche con l’acquisto di lampade scaldanti e attrezzando i dehors. Ma i clienti sono scoraggiati e rinunciano, senza contare che le prenotazioni sono tutte “last minute” proprio per avere certezza su temperature e assenza di pioggia”.
È Angelo Cerasa, presidente dell’associazione agrituristica Terranostra Sondrio, a tracciare il quadro di una situazione complessa, che vivono gli agriturismi di Valtellina e Valchiavenna dopo le nuove disposizioni che normano le riaperture, con possibilità di pranzare e cenare esclusivamente all’esterno, ad eccezione degli ospiti che pernottano in struttura. “Lavorare così è molto difficile, soprattutto per l’impossibilità di programmare quanto necessita a cucina e sala, in termini di menu e forza lavoro”.
L’instabilità del tempo e le norme non proprio chiare da interpretare stanno portando elementi di preoccupazione agli imprenditori agrituristici valtellinesi. Impensierisce anche il limite fissato per il coprifuoco alle 22 poiché gli agriturismi sono situati nelle aree rurali e ci vuole tempo per raggiungerli dalle città, “soprattutto per quanto riguarda la nostra provincia, all’estremo settentrione lombardo. Comprendiamo che la situazione non sia facile, ma chiediamo maggiori certezze e una considerazione dello stato climatico che differenzia la nostra provincia da altre zone d’Italia, dove il meteo è certamente più clemente. Per parte nostra, siamo pronti ad attenerci a tutte le limitazioni di capienza e disposizioni di prevenzione: sicurezza e salute – lo abbiamo sempre detto – vengono al primo posto”.
Nonostante solo un italiano su 5 sia ormai in zona rossa o arancione, nel Paese resta chiusa più della metà dei servizi di ristorazione situati nelle aree a rischio o privi di spazi all’aperto con effetti sull’intera filiera con 1,1 milioni di tonnellate di cibi e di vini invenduti dall’inizio della pandemia. Complessivamente nell’attività di ristorazione sono coinvolte 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole lungo la filiera impegnate a garantire le forniture per un totale di 3,6 milioni di posti di lavoro. Si tratta di difendere la prima ricchezza del Paese con la filiera agroalimentare nazionale che vale 538 miliardi pari al 25% del Pil nazionale ma è anche una realtà da primato per qualità, sicurezza e varietà a livello internazionale.
Le aziende agrituristiche sono dei veri e proprio motori del territorio – conclude Coldiretti Sondrio – non solo dal punto di vista economico ma anche da quello sociale ed ambientale. Inoltre hanno le carte in regola per svolgere un ruolo centrale nel turismo di prossimità, una tendenza che nell’era del Covid si sta sempre più consolidando. Per scegliere il posto giusto il consiglio è quello di rivolgersi su internet a siti come terranostralombardia.it e www.campagnamica.it, senza dimenticare il passaparola tra parenti e amici che è sempre molto affidabile.