Transumanza. Conclusa la discesa dagli alpeggi, Coldiretti: “Non solo rito ma risorsa imprescindibile”

SONDRIO – Con l’inizio del mese di ottobre, si è completata la demonticazione degli alpeggi in Valtellina e Valchiavenna: mandrie e greggi sono tornate quindi in fondovalle o nelle stalle a media costa. Come in passato, in molti casi hanno percorso decine di chilometri insieme agli allevatori e sono state salutate da centinaia di cittadini che le hanno accolte durante il tragitto.

“La transumanza non è solo rito che si perpetua nel tempo, ma una risorsa imprescindibile per l’economia agroalimentare e la tradizione casearia della nostra provincia” sottolinea Silvia Marchesini, presidente di Coldiretti Sondrio.

Più fotografati delle star, riprese dai cellulari, immortalati in tanti selfie tutti i bovini con i loro campanacci hanno rispettato una buona prassi agricola: quella dello spostamento della mandria dai pascoli della montagna a quelli della pianura, dando vita anche a momenti di festa per le famiglie, i grandi e più piccoli accorsi tutti a vedere da vicino gli animali, come nel caso dello Scargaàmuut di domenica scorsa ad Albosaggia.

“Dalle alte quote per giungere nei paesi a valle in questi giorni si quindi è compiuto un cammino attraversando sentieri, centri urbani, pecore e bovini hanno compiuto la transumanza riconosciuta dal 2019 “Patrimonio Immateriale dell’Unesco” continua il presidente. “È il continuo rinnovarsi delle gesta tramandate da intere generazioni che alla luce delle nuove disposizioni e delle conseguenze dell’emergenza sanitaria acquista un valore culturale, economico, sociale e turistico senza eguali. Il lavoro dei nostri allevatori rappresenta una presa di coscienza anche politica di una realtà strategica per la salvaguardia del patrimonio zootecnico, la conservazione delle razze in via d’estinzione per la produzione di formaggi e tipicità locali altrimenti perdute”.

Nello spostamento di bovini e ovini alla ricerca di prati adatti non c’è solo un’abitudine tramandata da intere generazione c’è soprattutto una prassi ecosostenibile che porta bovini e ovini alla ricerca di prati adatti alla buona alimentazione necessaria alla produzione di latte, carne di alta qualità: “Un filo di collegamento tra passato e futuro – conclude Marchesini – assicurato dall’impegno di molti giovani che scelgono di continuare l’attività di famiglia o, addirittura, di intraprendere ex novo un lavoro che è, certamente, anche una scelta di vita a contatto con la natura e la montagna, consapevoli dell’importanza di tramandarne tradizione e memoria”.