Suor Maria Laura. Sul podcast “Indagini” l’omicidio di Chiavenna

CHIAVENNA – Anche dopo 24 anni, l’omicidio di Chiavenna continua a destare interesse e ciò che spinse le tre ragazzine di soli 16 e 17 anni ad assassinare suor Maria Laura Mainetti, poi beatificata da Papa Francesco nel 2021, pone interrogativi pesanti sulla solitudine e le problematiche della provincia profonda.

Proprio nei giorni scorsi, a parlare di questo evento che scosse l’opinione pubblica di inizio millennio è stato “Indagini“, il podcast de Il Post condotto dal giornalista Stefano Nazzi, che dal 2022 racconta in un formato alternativo i principali casi di cronaca nera italiana.

Nazzi presenta così gli eventi di Chiavenna, soffermandosi in particolare sui dettagli della vicenda giudiziaria che seguì il crimine: “La sera del 6 giugno 2000 a Chiavenna, in provincia di Sondrio, venne assassinata una suora, Maria Laura Mainetti. Fu colpita violentemente alla testa più volte, con una pietra, e poi accoltellata. Dopo meno di un mese vennero arrestate e incriminate tre ragazze, due di 17 anni e una di 16. Confessarono velocemente.
Fu difficile cercare di comprendere il movente, capire perché tre adolescenti fossero diventate assassine. Sia nel corso delle indagini sia nei processi che seguirono si parlò di satanismo, in particolare di satanismo giovanile, o acido, inteso come massima forma di trasgressione. Furono le tre ragazze a parlare di sedute spiritiche, fascinazione, patti di sangue, riti improvvisati, feroci e grotteschi. Ma parlarono soprattutto di noia, di mancanza di progetti, di ricerca a ogni costo di emozioni, anche le più distruttive e violente.

I processi alle tre ragazze di Chiavenna furono seguitissimi e la conclusione provocò notevoli polemiche.

La giustizia minorile ha presupposti, modalità e anche entità delle pene diverse dalla Giustizia ordinaria. Al centro delle polemiche furono soprattutto le perizie psichiatriche a cui furono sottoposte le tre indagate. Mentre per gli adulti la capacità di intendere e di volere è presunta, e al limite va dimostrato che non ci sia stata, per la Giustizia minorile avviene di fatto il contrario: la capacità di intendere e di volere va preventivamente dimostrata. Ed è su questo che si incentrarono i processi, con risultati molto diversi tra primo e secondo grado”.